Ricordatevi di nutrirvi, con massimo rispetto e consapevolezza, delle uova deposte dalle galline, allevate a terra e libere nei prati, nella settimana di Pasqua. Queste uova contengono grandi quantità di Nitro Filosofico, elemento usato dagli alchimisti per preparare l’Aurum Potabilis o Oro Alchemico. Le uova che la tradizione antica ci conferma che “non marciscono mai” (provato personalmente) sono quelle che vengono deposte la settimana Santa (da qui la tradizione, che si tramanda dai tempi dei tempi, delle cosiddette galline dalle uova d’oro). L’usanza di mangiare, il giorno di Pasqua, l’insalatina cicoria e le uova sode non solo è da ricordare come tradizione popolare e famigliare ma è un vero e proprio atto terapeutico e, in certo senso, sacro. Si consideri l’importanza del “Nitro Filosofico” come fine attivatore della forza vitale e della vis medicatrix naturae. Ricordo, a tal proposito, anche la presenza difusa nei prati dell’Alchemilla.
L’Alchemilla (Alchemilla vulgaris auct.) che è una pianta indicata, secondo la teoria delle signature (vedi signatura rerum), per la circolazione del sangue negli organi (energia vitale) e per la debolezza del sistema immunitario.
L’Alchemilla è riconoscibile dalle caratteristiche foglie a forma di ventaglio (da 7 a 11 lobi), dentellate e coperte di peletti sulla faccia inferiore. Cresce nei prati umidi dell’Europa occidentale e Centrale. Il nome Alchemi-lla ha una evidente derivazione etimologica che fa riferimento al suo uso da parte degli Alchimisti medioevali in riferimento al fatto che questi spiriti illuminati, nella rispettosa ricerca della pietra filosofale, utilizzavano la rugiada (ricca di Nitro Filosofico) e soprattutto quella della settimana prima di Pasqua che si deposita all’alba sulle foglioline a forma di mano, caricata dell’energia solare dell’alba (vento solare). Le galline beccano anche questa piantina inumidita dalla rugiada e si nutrono di questo principio sottile.
L’Alchemilla più ricercata è quella dai sette magici lobi i cui numeri si riferiscono simbolicamente ai sette chakra, alle sette note musicali, ai sette colori dell’arcobaleno, ai sette giorni della settimana ecc…), da loro chiamata “acqua sacra dei cieli“.
In Oriente, ma ormai anche in Occidente, è uso sottolineare questo periodo con meditazioni che sono le più importanti di tutto l’anno: la Meditazione di Pasqua, che festeggia il primo Plenilunio dopo l’Equinozio di Primavera, detta anche “di Resurrezione” perché è il momento in cui tutte le forze della natura risorgono. Ma avremo anche la Meditazione del Wesak o “della Conoscenza” o “del Buddha”, si svolge al secondo Plenilunio dopo l’Equinozio e segna il momento in cui, ritualmente, ogni anno, il Buddha torna sulla Terra e distribuisce la forza della sua conoscenza. Nella religione cristiana ha grande importanza la festività di Pasqua, la Resurrezione di Cristo che con il suo sacrificio cancella tutte le colpe umane. Questa festa religiosa nasconde molti simboli e tradizioni di origine pagana, ricordi di altre e ben più antiche festività, poi cancellate dal Cristianesimo. Per effettuare un esame etimologico della parola “Pasqua” dobbiamo riferirci al termine inglese “Easter” che ci riporta ad antichi culti legati all’avvento della primavera e, in particolare, ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa Dea non è molto conosciuta e viene ricordata in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi. Il nome sembra provenga da “aus “o “aes” e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell’astro è un tema ricorrente in tutte le tradizioni pasquali. Eostre è una divinità pagana portatrice di fertilità e collegata all’equinozio di Primavera che veniva chiamato dai celti “Eostur-Monath” e successivamente di “Ostara”. Una tradizione tipica della Pasqua è lo scambio delle uova di cioccolato (come riferimento alle uova d’oro di alchemica memoria), in Germania ad esempio vi è l’usanza che i bambini, la mattina di Pasqua, che è chiamata Ostern, vadano alla ricerca, nei giardini delle case, delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”; in Inghilterra si fan rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non sia completamente rotto. Questa tradizione è fortemente legata al culto di Eostre, infatti nelle tradizioni pagane si celebrava il ritorno della Dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero “magico” del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità. Simbolo della Dea è la lepre o il coniglio (si trovano spesso i coniglietti di cioccolato con sorpresa nei negozi di dolciumi), animali, scelti non solo per le famose doti riproduttive, ma anche perché, secondo i Germani, le aree nere della luna rappresentano la lepre, sancendo così la sacralità dell’animale.
Anche l’uovo è simbolo di rinascita. L’uovo è un potente talismano di fertilità e vita, come testimoniano molte tradizioni, come le usanze delle uova sacre Russe o Ucraine, dove, cibarsi di questo alimento, celebra la rinascita del sole e il ritorno delle stagioni dell’abbondanza. La Pasqua, quindi, è una festa dalle origini antichissime che si collega ai rituali naturali e alla sacralità delle rugiade e degli alberi, è una forma di venerazione del principio agreste basato sulla morte e rinascita dello spirito della vegetazione.
Anche la simbologia dell’agnello (o del “capretto”) è strettamente legata al culto arboreo, nello stesso significato della lepre per la dea Eostre. La capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, così solo il Dio della vegetazione si nutre della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova sacre, cariche di Nitro Filosofico, gli antichi, mangiando la carne dell’animale, credevano di acquistare e assorbire una parte di divinità. Pertanto il cibarsi di animali sacri per il Dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma: “…io sono l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo…”. Strettamente connesso con i rituali legati alla vegetazione e alla rinascita è la tradizione pasquale di accendere falò: i fuochi di gioia, da cui è derivata la tradizione del cero pasquale. Troviamo in molte altre parti d’Europa e nella stessa Italia l’abitudine di accendere fuochi per gettarne poi la cenere sui campi per propiziare i raccolti.