NOI SIAMO IMMORTALI

L’IMMORTALITA’ dell’Uomo

la cosiddetta mortalità è solo un’apparenza

 

Esiste un’antica profezia, nella Kabbalah ebraica, che afferma che il Regno di Dio sarà stabilito nell’umanità quando verrà l’uomo che possiede il potere di morire e di ritornare, capace cioè di riprendere il proprio corpo dopo la morte.
È fondamentale, quindi, conoscere che cos’è la morte se la si vuole vincere….. 

 Siamo mortali o immortali?

La filosofia, come del resto la scienza, ci racconta che il termine “immortalità” si riferisce alla particolare condizione di un essere vivente non sottoposto a corruzione e quindi destinato a sopravvivere per sempre. Il concetto di immortalità, inteso come proprietà del vivere per sempre, implica la incorruttibilità ma non la vita eterna. I concetti di immortalità e eternità vengono spesso confusi, sia perché si intende questa come semplice durata indefinita, sia perché si considera come una vera e propria extra-temporalità. La confusione viene giustificata se si pensa che l’immortalità deve escludere ogni idea di fine e deve perciò entrare nell’eternità. Si dovrà quindi chiamare eternità l’assoluta extra-temporalità di un essere esistente ab aeterno.

Immortale è un essere che, pur avendo avuto origine nel tempo, è destinato a superare i limiti della temporalità. Durante tutta la storia umana molti hanno espresso il desiderio di vivere per sempre. Che forma avesse una vita umana senza fine o indefinitamente lunga, o se fosse veramente possibile, è stato il succoso argomento, per secoli e secoli, di una grande quantità di speculazioni, dibattiti, ricerche alchemiche e magiche e di infinite opere d’immaginazione.

Scienziati e ricercatori molto ottimisti e sfacciatissimi, di varie latitudini , ritengono che l’”immortalità fisica” sarà raggiunta entro i prossimi 60 anni, e che già entro i prossimi 30 saranno disponibili farmaci capaci di rallentare sensibilmente il processo di invecchiamento. 

Pensate che affermano, nei congressi ad hoc, che arrestare e invertire l’invecchiamento potrebbe rivelarsi possibile grazie alla nanotecnologia. Sottoporsi ad una terapia di ringiovanimento e poi ad una di mantenimento sarà costosissimo ed un vero business per le prossime generazioni; e forse a questo guardano costoro.

Tuttavia devo precisare la sostanziale differenza tra il risultato raggiunto da questi progressi delle scienze e i concetti di immortalità espressi dalla scienza spirituale dell’uomo, dalla religione e dalla filosofia. Nel primo caso l’immortalità è intesa, in un certo senso, come “invulnerabilità”;  la semplice soppressione o rallentamento estremo dell’invecchiamento non la potrà garantirla.

Non si morirà, magari, più di vecchiaia, in un prossimo futuro, ma si potrà sempre e comunque restare vittime di incidenti, intossicazioni mortali di veleni (anche ambientali) di omicidi, di patologie incurabili, e di qualunque altro fattore che interferisca mortalmente con l’integrità di una struttura supercomplessa come l’organismo umano.

Attualmente il simpatico e barbuto biochimico e biogerontologo inglese Aubrey de Grey, impegnato nel progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence), si propone di arrivare a mettere a punto terapie particolari in grado di curare l’invecchiamento. La sua convinzione  è che l’invecchiamento sia dovuto all’accumularsi, a livello molecolare e cellulare, di effetti collaterali prodotti dal metabolismo e che il metabolismo stesso non è in grado di eliminare. L’accumulo di tale “spazzatura” farebbe, secondo Aubrey, progressivamente diminuire la funzionalità della macchina perfetta che è il nostro organismo, finché esso diventa incapace di difendersi dalle malattie, dai parassiti, dai virus o di mantenere in funzione, adeguando la corretta omeostasi, gli organi vitali.

La morte è semplicemente l’inevitabile effetto estremo di tale accumulo. Egli ci racconta che tutto questo accade perché  la natura, preoccupandosi soprattutto della sopravvivenza della specie (del DNA primigenio), ha visto nell’evoluzione una strategia da preferire alla conservazione del singolo individuo, per cui, se da una parte ha progettato un sistema straordinariamente efficiente per la riproduzione dall’altra non ha progettato un metabolismo perfettamente autorigenerativo, capace cioè di ripararsi integralmente e così conservarsi indefinitamente una volta raggiunto il completo sviluppo.

Questa è la visione (molto materialista) che vede, nelle cellule che invecchiano, un meccanismo da ripristinare per accedere alla incorruttibilità ed alla immortalità del corpo fisico.
Ma noi siamo fatti solo di materia? Chiediamoci che cosa significa realmente “immortalità” e perché siamo ossessionati dall’invecchiare ed, in fin dei conti, della conseguente morte fisica.
Siamo fatti solo di cellule, di carne, ossa, cervello, funzioni, ecc…? Nulla di più sbagliato.
In noi sono “operanti” tre principi sincronici ed inscindibili: materia, energia e informazioni. Anche Albert Einstein lo dimostra, in un certo senso, partendo dalla sua formula E=mC2.
Energia, massa e velocità i tre elementi funzionali che spiegano tutto e cioè la “trinità o tridimensionalità” sincronica che sta alla base di tutto.

Mente, corpo e spirito
sono, cioè, le tre realtà concettuali e funzionali di cui siamo costituiti.
Se parliamo della “immortalità” della matrice energetico-informativa, quindi,  non si afferma l’assurdo, siamo nel campo delle energie sottili che anche la fisica quantistica ha qualificato.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Così citava A. Lavoisier nel suo “postulato fondamentale, relativo alla conservazione della massa” che di per se stesso è un indicatore esplicativo della certezza dell’immortalità. Da questa osservazione si generò una miriade di scienziati che dal 1700 ad oggi si sono dannati per dimostrare che il corpo fisico è l’unica realtà esistente, che l’anima è l’invenzione delle religioni che impongono all’uomo credenze e superstizioni; arriveranno ad affermare che le “energie sottili” ed invisibili che la materia emette e che sono fotografabili e misurabili non hanno alcun peso sulla realtà materiale e fisica. Ebbene, io vi dico che sono tutti sulla strada sbagliata e ve lo dimostrerò. Sappiate che è credibilissimo che “tutto si trasforma” e che assisterete ad una vera trasformazione o passaggio, che avverrà dopo la morte, ad un’altra forma di esistenza, nella quale la vita non è completamente spenta e mantiene dei riferimenti alla persona reale ma non sul piano materiale.

Questa energia con “informazioni” però continuerà, in un certo senso, a vivere come vibrazione in un campo eterico e, a tempo debito, si reincarnerà in un altro “avatar” umano per tornare a vivere e sviluppare quello che si suole definire il suo Karma . Per questa ragione non c’è bisogno di scomodare i biogerontologi per scoprire la vera “immortalità”.

Noi siamo di fatto immortali.

Tutti noi sappiamo, inoltre, che il concetto di immortalità si può individuare come una credenza regolarmente presente in tutte le religioni ed in generale nelle culture antiche.
Spesso è intesa come prosecuzione della vita terrena nelle religioni primitive che creavano strutture atte a permettere un vero viaggio. Il concetto di immortalità fisica oltre che puramente spirituale viene affermato, soprattutto, nelle antiche culture orientali. Esempi ne sono le tradizioni Induista e Buddista circa la loro fede nella trasmigrazione ciclica delle anime, il culto degli antenati o geni del Giappone, e le religioni presenti in Mesopotamia e soprattutto in Egitto, dove veniva celebrata, con rituali iniziatici e misterici, mediante il “rito funebre osiriano”, eseguito sui cadaveri. Testimonianze queste che ci fanno riflettere e che ci segnalano che esiste, dalla notte dei tempi, la certezza della nostra “immortalità” che le varie culture ci hanno riferito in ogni modo possibile.

 Filosofia dell’immortalità

Esempio di ricerca di prove dell’immortalità, in senso religioso è la filosofia di Plotino la filosofia cristiana in generale, entrambe schierate per l’esistenza di un’immortalità individuale. La filosofia araba, invece, una parte del romanticismo e tutte le forme di “panteismo” sostengono l’esistenza di un’immortalità sopraindividuale.
Le prove che si adducono a dimostrazione dell’immortalità sono: nel caso dell’immortalità individuale, la presenza nell’anima di un principio divino e, nel caso d’immortalità sopraindividuale, la partecipazione e la risoluzione di ogni singolo essere nell’assoluto.
Professano l’immortalità per il carattere etico dell’uomo la filosofia di  Platone e di Aristotele, l’etica di Kant secondo cui “l’immortalità è infatti un postulato, la cui ammissione è necessaria dal punto di vista dell’etica” e l’ateismo romantico di Feuerbach che, pur negando qualsiasi forma d’immortalità religiosa, mantiene tuttavia il carattere immortale della specie umana…

 La ricerca della fonte dell’immortalità

L’immortalità di esseri extraumani o sovrumani, oltre a essere intesa come una caratteristica naturale, viene concepita in molte religioni in modo vitalistico, come l’effetto di particolari cibi o bevande di cui quegli esseri dispongono a differenza degli uomini. Questa idea, variamente realizzata, come l’Ambrosia dei Greci o l’Amrita degli Indiani, per esempio, entrambe le quali significano etimologicamente “immortalità”, può introdurre la speranza di una conquista di quei cibi e bevande intesi come mezzi di salvezza. Anche in tal caso ne risultano prospettive mistiche, ossia di rifiuto del mondano come rifiuto della condizione umana. Da qui gli sforzi della medicina attuale che si vorrebbe riallacciare, incredibilmente, attraverso i paradigmi ristretti della scienza agli antichi miti ambrosiaci.
Siamo ora ad invocare, da ogni pulpito, l’immortalità terrena dell’uomo (vedi l’accanimento terapeutico, i trapianti estremi, la medicina robotica ecc..) da cui l’inaudito credo della nuova generazione di filosofi-scienziati figli della GNR Revolution, ispirato dalle fantasiose scoperte del trinomio Genetica-Nanotecnologia-Robotica. Una scuola di pensiero che ha nel suo albero genealogico la radice in Wittgenstein e, nelle sue diramazioni, l’atomismo logico, il neopositivismo, quindi la filosofia del linguaggio, la filosofia della mente fino alla recentissima neurofilosofia che sfocia di fatto nella neuropsicologia.
La figura di maggior spicco e consistenza della neonata tendenza è Raymond Kurzweil. Cresciuto e impostosi con gran successo nel mondo dell’informatica, ha contribuito a fare della computer science una visione del mondo e dell’uomo (The Age of Spiritual Machines 1999), seppur ancora fortemente radicati nell’ambito delle “macchine pensanti”, propongono analisi di certo impatto e asciutta lucidità sul concetto di “coscienza” e, più in generale, sulla “essenza” dell’uomo. Ma, soprattutto, è il bel volume Fantastic Voyage del 2005, scritto con Terry Grossman, che si concentra distesamente sul tema dell’immortalità. Il sottotitolo è indicativo: Live Long Enough to Live Forever (vivere abbastanza a lungo per vivere per sempre). Abbiamo oggi la conoscenza e gli strumenti per vivere in eterno? Per raggiungere la meta dell’immortalità si dovrà procedere alla decodificazione dei processi informazionali con la nanotecnologia e la genetica. Una volta liberati dalle limitazioni della biologia, saremo capaci di decidere la lunghezza delle nostre vite, con l’opzione dell’immortalità, e scegliere, tra l’altro, capacità pure esse non immaginabili ? Fantascienza e soprattutto del peggior horror…ma ci pensate? Perché uno dovrebbe voler vivere 500 anni o più? Non sarebbe terribile? Assistere alla morte degli amici (per incidenti o malattie ecc..) dei figli (tanti) dei nipoti, delle mogli, i fallimenti famigliari, lavorativi, il logoramento psicologico ecc…. per non parlare della legge fondamentale della natura sulla selezione naturale…andrebbe ad essere rivisitata in maniera disastrosa per le future generazioni.

Pitagora e la filosofia della immortalità attraverso la reincarnazione

L’immortalità dell’uomo si esplica attraverso la certezza della propria reincarnazione anche se la memoria delle vite precedenti, per ovvie ragioni, rimane sotto il livello di coscienza. Pitagora è stato il filosofo che ha difeso questa verità e che l’ha codificata in insegnamenti imperituri.
Le pratiche rituali, che accompagnavano gli insegnamenti pitagorici, erano finalizzate non al puro raggiungimento della rettitudine morale ma all
educazione e purificazione dellanima. Lo stesso studio delle scienze era considerato un mezzo per educare il principio spirituale delluomo.
Per quel che sappiamo Pitagora fu il primo scienziato-filosofo a parlare con serietà dei principi relativi alla reincarnazione. Egli sosteneva che l
anima è immortale, che essa passa in certi esseri animati daltra specie, che quello che è stato si ripete ad intervalli regolari e che non cè niente di nuovo e infine che tutti gli esseri animati appartenevano allo stesso genere.
La teoria della reincarnazione era collegata ad una specie di “colpa originaria” che ha condannato l’uomo a vivere dentro un corpo. Il compito dell
uomo è, quindi, quello di liberare il principio spirituale ed immortale da quello fisico e mortale. Lo stile di vita, dunque, è subordinato al desiderio di liberazione del principio immortale che abita nelluomo. Per ottenere ciò bisogna purificarsi completamente e, solo una volta raggiunto lo stato di purezza originaria, si è liberati dal ciclo delle rinascite.
Questo desiderio di liberazione spiega anche la cura che i pitagorici ponevano nel disciplinare piaceri e desideri.
Da questi principi si nota la sua vicinanza alle teorie e credenze orientali (Induismo, Giainismo, Buddismo, ecc..) che fanno ed hanno fatto della reincarnazione uno strumento che ci rende davvero capaci di diventare esseri “immortali”.
Ma scorgiamo anche nella Sacra Bibbia, come nella fisica quantistica, elementi che ci fanno capire ancor di più che siamo fatti di vibrazioni elettroniche, cioè di energia che cristallizzata diventa materia. Questa parte elettronica ha una memoria che rimane in eterno, come il software di un PC. La realtà materiale i cui viviamo sarebbe costituita, infatti, rifacendoci anche ad alcuni principi della fisica quantistica, da una particolare condensazione, una straordinaria cristallizzazione di particelle in oscillazione con memoria e veicolanti miliardi di informazioni.
Sappiamo che l’Universo (la parola Uni-Verso significa anche anagrammandola: verso l’UNO) è costituito ed animato da elettroni confermando oggi ciò che la Bibbia, all’inizio della Genesi, recita:

 “BERESHIT BARA AELOHIM AETH HA-SHAMAIM W’AETH HA-ARETZ”

 Traslitterando e traducendo in termini simbolici si dedurrebbe che:
Il Principio (come postulato non come tempo)creò (emanò, produsse) per mezzo degli “Aelohim” (Aelokim) che è considerato “plurale” e quindi si potrebbe anche interpretare come: per mezzo di Esseri divini o “Dei” (evento riferibile a astrazioni che hanno a che fare con esseri di Luce
che provengono da un Unica fonte Cosciente di Luce cioè Dio) che non possono che essere gli
Elettroni, che ha individuato la fisica (che hanno una dimensione spazio-temporale eterna) cioè le immagini mentali della Volontà Divina che si espressero in energia con informazioni e si cristallizzarono creando la materia e la vita. Notate che la parola AELOHIM fu utilizzata, con lo stesso significato raffigurativo, dagli Egizi (cioè, coloro che furono scampati al diluvio provenienti dall’antico EDEM cioè il luogo degli ADAMI e quindi degli Ebrei). Da osservare che, non certo casualmente, molte parole italiane di origine latina che hanno a che fare con l’elettricità (el-ettro, el-ettrone, elettronica) se traslitterate in ebraico, cominciano tutte con il nome di D-o El, (אל).
Questo vocabolo, già al tempo di Gesù Cristo, si semplificò e si contrasse da “Elohim” in “Aeoni” che la scienza moderna espanse, forse senza saperne le origini, in “Elettroni” (portatori di luce, informazioni, consapevolezza)…..e, siccome il caso non esiste, il Destino delle Cose ci ha tracciato uno straordinario ponte simbolico ed analogico tra fede, misticismo, metafisica e fisica….Ogni scienziato illuminato, ritengo, sia concorde nell’affermare, insieme al grande Y.E. Charon (fisico nucleare e matematico francese contemporaneo), che gli elettroni sarebbero “esseri” pensanti ed immortali. Mosè, nella Genesi, non ha forse affermato che Adam (l’Uomo, L’Adamo Kadmon) non è altro che un’immagine degli Aelohim cioè gli elettroni primigeni, delle forze di Luce primordiali (la conoscenza-coscienza primigenia? Sprigionata dall’albero della vita?). Sarei portato quindi a desumere (creando un ponte tra scienza, fisica e religione) che l’uomo non è altro che un’immagine elettronica, fatta di energia intelligente; potrebbe essere una sorta di “ologramma pensante“, costituito da onde di forma ed elettroni con memoria, identico quindi al suo Creatore (…e Dio li creò a sua immagine e somiglianza.……).

E quindi sarebbe Immortale!

Noi stiamo vivendo con la paura di morire, con la voglia di vita e di immortalità e incorruttibilità per cui ricorriamo a tutte le medicine, interventi di ogni tipo per guadagnare il sogno dell’essere eterni…basta lasciarci andare nel corso della vita terrena, con la coscienza e certezza che in noi c’è la Luce Divina, c’è la immagine di Dio che ci conduce per mano là dove dobbiamo andare, là dove dobbiamo compiere qualche cosa, fare qualche cosa per imparare ed evolverci. Alla fine c’è la rinascita e così ancora, la morte è un passaggio, è creatività pura è un’esperienza straordinaria. Quindi, di fatto, siamo immortali. Ritorniamo sempre nel corpo fisico, sempre diverso e giovane, per sottolineare la nostra “sacra” immortalità voluta dal nostro Creatore, dall’Idea primigenia, dall’Origine del Tutto, dalla Volontà Cosmica.
Riflettete su quello che scrive, circa il significato della morte, il grande illuminato indiano Osho Rajneesh e siate certi che non morirete mai, non dimenticatelo!
La morte è bella, tanto bella quanto la vita
ma solo se sai come comunicare con la morte.
Essa è bella perché è rilassamento; è bella perché chi ci lascia è ricaduto nella sorgente dell’esistenza, per rilassarsi, per riposare, per essere pronto a tornare di nuovo. Un’onda sorge dall’oceano, ricade nell’oceano, poi sorge di nuovo; avrà un’altra giornata, nascerà di nuovo in qualche altra forma…poi ricadrà ancora e scomparirà.
Morire è semplicemente scomparire nella sorgente.
Morire è andare serenamente nel non-rivelato.
Morire è addormentarsi in Dio.
Sboccerai di nuovo. Vedrai il sole e la luna di nuovo e ancora e ancora….fino a quando diventerai un Buddha, fino a quando sarai in grado di morire consapevolmente, fino a quando saprai rilassarti consapevolmente, coscientemente in Dio.
Allora non ci sarà ritorno.
Quella è la morte completa, quella è la morte assoluta.
La morte comune è una morte temporanea: ritornerai per concludere la tua opera, per comunicare il tuo Amore.

Buona vita, Buona Morte e Buona Immortalità…