Category: PSICOSOMATICA E PSICOTERAPIA

MEDICINE COMPLEMENTARI E PSICOTERAPIE

Le Medicine e le Tecniche o Terapie Non Convenzionali, definite anche Medicine Complementari, hanno come scopo principale il mantenimento della salute e del benessere psicofisico, oggetto d’azione anche della stessa Psicologia.
Le Medicine Complementari sono cioè estremamente utili nei processi vitalistici volti a garantire il mantenimento, il ripristino ed il potenziamento del benessere individuale e collettivo secondo i principi armonici e dolci della Natura. Esse sono in grado di offrire, agli Operatori della Salute e Benessere, ovviamente anche agli Psicologi, una straordinaria opportunità: gli Psicoterapeuti, attraverso la visione olistica e psicosomatica dei disturbi possono, cioè, guardare facilmente ai segni ed ai sintomi come ad elementi da leggere nell’ampio contesto Psicosomatico e Bioenergetico nel quale la mente ed il corpo dialogano attraverso sottili simboli ed analogie, elementi che sfuggono, di certo, alla maggioranza dei Medici.
Parlare di “Olismo”significa superare il solito dualismo e la scissione mente-corpo che ha, da sempre, contrapposto gli psicologi ai medici: parlare di salute e di benessere, nel senso più lato del termine, significa in primis considerare “inscindibili” la psiche ed il corpo fisico. Questo è anche il presupposto fondante che sta alla base del concetto di “unitarietà” specifico e proprio delle Medicine Complementari.
Alla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e all’Ayurvedica è necessario altresì riconoscere una dignità che va al di là dell’unitarietà mente-corpo perché include allo stesso tempo la conoscenza delle leggi della natura e del cosmo.Gli Psicologi sono da tempo già in possesso dei contenuti dei concetti “psicobioenergetici” che caratterizzano le Medicine Complementari: basti pensare allo sviluppo del concetto di “energia” che partì da S. Freud per poi essere ripreso ed ampliato in una visione cosmica da G. Jung, trovando l’apice nelle teorie che descrivono la Bioenergetica come vera Psicoterapia di mente e corpo di W. Reich, per arrivare sino ad oggi con la neo-bioenergetica di scuola americana.

Come nella Psicoterapia, in cui l’analogia ed il simbolismo sono veicolo analitico e catartico in cui si liberano e si ri-organizzano informazioni, emozioni e vissuti, anche nella segnatura (vedi “Signatura Rerum” nella Home Page) di una pianta o di un fiore od il simillimo omeopatico, agiscono sottili analogie e simbolismo. Un esempio significativo è l’Omeopatia che è stata definita il “rimedio dell’inconscio”. Un altro esempio ci viene fornito dalla Medicina Tradizionale Cinese: approfondendo la relazione dello stato emozionale con lo stato energetico d’organo, è possibile intervenire sullo stato emotivo anche con la Fitoterapia. E’ evidente che lo Psicologo, studioso e cultore della materia, desideri quindi poterla affiancare al suo intervento tradizionale, verbale o non verbale, secondo l’orientamento scientifico prescelto.

Alla luce di quanto sopra ritengo che le singole discipline relative alle “Medicine Complementari” quali: Fitoterapia e Floriterapia, Omeopatia ed Omotossicologia, Antroposofia, Medicina tradizionale cinese, Medicina Ayurvedica, Alchimia e Spagiria, Bioelettronica e Biorisonanza, possano confluire in una specializzazione aperta tanto agli psicologi-psicoterapeuti quanto ai medici; in un’offerta che vada al di là dei corsi e dei master che l’ordine degli psicologi già ci propone (e che sono riconosciuti da ECM).

Credo che i principi a cui lo Psicoterapeuta specialista in Medicine Complementari debba attenersi siano i seguenti:

1) Non aggressione, non nuocere cioè al malato (Primum non nocere) utilizzando metodi e sostanze che annullano o perlomeno minimizzano il rischio di effetti collaterali, evitando sempre di sopprimere violentemente i disturbi e, in riferimento alla capacità di autoguarigione, utilizzo della forza minima necessaria per trattare le disfunzioni bioenergetiche a cui ci si rivolge.
2) Responsabilizzazione amorevole del paziente con un’azione d’educazione alla salute ed al benessere, con l’incoraggiamento spirituale ma soprattutto incentivando l’auto-responsabilizzazione nei confronti dello stile di vita condotto.
3) Incentivare quindi, con ogni mezzo possibile, il Ben-essere del paziente, cioè la situazione in cui ci si sente in salute nel corpo, nella mente e nello spirito; questo stato è ottenibile mediante particolari tecniche di riequilibrio psicofisico e spirituale.
4) Cura globale (terapie olistiche) dell’individuo. Questo significa prendere in considerazione i fattori fisici, emozionali, mentali, spirituali, ereditari, igienici, alimentari, lavorativi, ambientali e sociali che lo riguardano impostando una terapia che sia rivolta sia all’ambiente che all’uomo, in senso olistico.
5) Prevenzione come caratteristica unica e peculiare della figura dello Psicologo che deve procedere dapprima ad un accertamento dei fattori di rischio delle eventuali disfunzioni dell’uomo come: la predisposizione psico-biologica ed ereditaria, lo stress, la familiarità, la tipologia, la diatesi biologica, la costituzione, il terreno, la struttura bioenergetica, l’abitazione in cui vive e il luogo in cui lavora, ecc… La prevenzione si attua intervenendo in modo appropriato, ma soprattutto insegnando al paziente come prevenire ed evitare i suddetti fattori di rischio.

E’ fondamentale che l’accesso a questa formazione non sia solo appannaggio della classe medica in quanto non solo il Medico Chirurgo può fare una diagnosi ed occuparsi della cura: anche lo Psicologo ha le stesse funzioni nel campo del benessere psichico e psicosomatico. Le competenze dello Psicoterapeuta specialista nelle MC si intendono a qualificare le Medicine Complementari e mirano ad eseguire una valutazione psicosomatica ed energetica (che si potrà anche definire, secondo i vari e diversi orientamenti tecnici ed operativi, come diagnosi di terreno psicosomatico) diversa e complementare alla Diagnosi Medica. Tale diagnosi non si designa alternativa od in antitesi a quella tradizionale medica ma può essere sovrapponibile ad essa, rispettando alcuni parametri, poiché insiste su piani diversi da quelli presi in considerazione dalla Scienza Accademica attuale. La filosofia che vuole permeare l’atteggiamento deontologico professionale, l’approccio al paziente, nella considerazione globale dei suoi disagi psico-fisico-energetici, la pratica operativa, le visioni scientifiche e gli obiettivi finali, differenziano la MC dalla Medicina allopatica ortodossa, escludendo de facto una presunta sovrapposizione professionale e permeando la Medicina Complementare stessa di un carattere di meritoria importanza sociale nel diffondere e mantenere il benessere.
Specializzando così la sua formazione lo psicologo-psicoterapeuta potrà intervenire, attraverso un processo di “valutazione” o “diagnosi psicobiologica”, in modo completo grazie all’integrazione della Psicoterapia mirata al ripristino dell’equilibrio psicosomatico e dell’intervento sull’energia vitale vitale (vis medicatrix naturae), su ogni tipo di squilibrio bioenergetico o disarmonia che alteri lo stato di lo stato di salute del soggetto, prescrivendo rimedi offerti dalla Natura, quali acqua, terra, argilla, sali, piante, erbe, radici, minerali, alimenti. Rimanere aperti alla formazione scientifica significa infatti anche non escludere e rigettare le sollecitazioni che ci vengono offerte anche da recenti ricerche scientifiche che evidenziano l’importanza di affiancarci al contributo che i principi di nutrizione ortomolecolare possono dare a chi soffre per esempio di disturbi quali ansia, depressione ecc… (vedi G. Hoffer).

Se il problema fondamentale restasse il dubbio che gli Psicologi non abbiano le competenze per prescrivere o consigliare i cosiddetti “farmaci o rimedi naturali” nel caso questi dovessero avere sinergie con quelle di sintesi, riteniamo che il problema possa essere risolto come in UK, USA o Canada: progettando dei corsi in cui si studiano entrambi, in comparazione. Gli Psicologi saranno sicuramente disposti a fare questa “fatica”: è del resto la fatica che anche i Medici fanno quando decidono di affrontare le nostre “specialità” in Psicoterapia.

L’opportunità di specializzarsi nello studio approfondito delle Medicine Complementari o non Convenzionali ci metterebbe al pari di altri Paesi dell’Unione Europea in cui le più accreditate Associazioni di Medicina Complementare gestiscono Albi di Terapeuti di Naturopatia, che hanno validità in tutto il territorio dell’Unione Europea, a cui gli psicologi appartengono. La Germania ha riconosciuto da più di un secolo gli Heilpraktiker e in essi sono iscritti sia Medici che Psicologi che Diplomati in Terapie salutari; la Spagna, con il Sindacato FEDINE, approvato dal Ministero del Lavoro, riconosce e regola l’attività professionale di Naturopati, Agopuntori, Omeopati ed Osteopati che hanno superato un corso di formazione almeno triennale: tra essi troviamo sia Medici che Psicologi ed altri laureati o diplomati. Perché non istituire in seno all’Ordine degli Psicologi una specialità di Psicoterapia, sicuramente di confine, creando la Psicoterapia Sperimentale che abbraccia le tecniche o terapie non convenzionali, grazie anche all’effetto placebo, come la floriterapia, l’omeopatia, come veicolo di informazione e di analisi sottile, la medicina tradizionale cinese ed Ajurvedica quale metodiche operative che coinvolgono sinergicamente, come i suoi cultori conoscono benissimo, il corpo fisico e psichico attraverso uno straordinario simbolismo? La risposta sta nella volontà dell’Ordine Nazionale stesso di voler seguire e perseguire tutte le strade conosciute o sconosciute per dare ai propri iscritti, agli utenti ed alla società ialiana una Psicoterapia moderna, elastica ed evoluta che operi ufficialmente in tutti i campi della scienza ed anche al confine della stessa.

Si auspicherebbe, per gli Psicologi Psicoterapeuti, l’opportunità di crescere in competenza e conoscenza che ci consenta di far fronte alla domanda del paziente e della società in modo più completo, nella visione globale ed olistica da cui non mi sento di prescindere.

Non è vero, non è vero,

che veniamo sulla terra per vivere!

Veniamo solo per dormire.

Veniamo solo per sognare.

Il nostro corpo è un fiore.

L’erba diventa verde in primavera,

così i nostri cuori si aprono

e sbocciano come fiori.

Alcuni aprono la corolla,

poi appassiscono…

Tochihuitzin Coyolchiuhqui

Stai dormendo?

Questo è un aneddoto che parla di “un uomo che era sempre addormentato e sempre sul punto di riaddormentarsi, ovunque si trovasse”. “Lo si poteva vedere ai più grandi raduni di massa, ai concerti, alle riunioni più importanti, seduto che dormiva. Di certo tu conosci quell’uomo, perché sei tu. Di certo, devi averlo incontrato molte volte; come potresti evitarlo? Sei tu!
Quell’uomo dormiva in tutte le posizioni immaginabili: dormiva con i gomiti per aria e le mani dietro la nuca. Dormiva in piedi, appoggiandosi a se stesso per non cadere. Dormiva a teatro, per strada, nella sinagoga… ! Ovunque andasse gli occhi gli si chiudevano dal sonno.

Se fosse stato un hindu, avrebbe potuto dormire perfino a testa in giù, nella posizione del shirshasana. Ho visto molti hindu dormire in questa posizione. Molti yogin imparano a dormire appoggiati alla testa. E’ molto difficile, arduo, richiede una lunga pratica, ma è possibile farlo.

I suoi vicini di casa dicevano che aveva continuato a dormire anche durante sette incendi e che una volta, trovandosi realmente in mezzo a un grande incendio, fu trascinato fuori dal letto, ancora addormentato, e steso sul marciapiede. Lì dormì per parecchie ore, finchè arrivò un’ambulanza che se lo portò via.
Si raccontava anche che, al suo matrimonio, mentre recitava la formula di rito: “E io prendo in sposa…”, cadde addormentato alla parola “sposa”…cerca di ricordartelo… e per riuscire a svegliarlo dovettero per ore colpirlo sulla testa con un candelabro. Poi, ripetè lentamente la parola seguente, e si riaddormentò!

Prova a ricordarti la tua cerimonia nuziale, la tua luna di miele, il tuo matrimonio.
Sei mai stato sveglio?
Ti sei mai lasciato scappare l’occasione di addormentarti, non appena ti era possibile?
In realtà non hai mai fatto altro che dormire.

Ti sto rammentando tutto questo, affinchè tu possa credere al resto della storia che riguarda il nostro eroe.
Un giorno andò a dormire, e dormì, dormì profondamente, ma nel sonno gli sembrava di udire un rumore di tuono, sentiva tremare il letto. Pensò quindi che fuori piovesse, con il risultato che si riaddormentò ancor più piacevolmente, raggomitolandosi al calduccio delle coperte.Ricordi quante volte hai interpretato le cose che ti succedevano, mentre dormivi?
Ti ricordi di quando la sveglia si metteva a suonare e tu sognavi di essere in chiesa e di sentir suonare le campane? Questo è un trucco della mente per evitare il disturbo dato dalla sveglia.
Quando l’uomo si svegliò, si vide circondato da un grande vuoto: sua moglie non c’era più, e non c’era più il letto e neppure materasso e coperte. Volle affiacciarsi alla finestra, ma non c’era più neppure quella. Avrebbe voluto precipitarsi giù per le scale e chiamare aiuto, ma non c’erano scale nè aria per gridare; e quando decise di uscire almeno dalla porta, si accorse che non c’erano più porte. Tutto era svanito!


Sulle prime rimase sconcertato, incapace di capire cosa fosse successo. Poi pensò: “Torno a dormire”. Ma vide che non c’era più nemmeno la terra su cui adagiarsi. Solo allora cominciò a riflettere: “Sembra quasi che abbia dormito fino alla fine del mondo. Non è questo il modo di fare!”.
Cominciò a deprimersi. Pensò: “Non c’è più il mondo, cosa farò senza un mondo? Dove andrò a lavorare, come mi guadagnerò da vivere, soprattutto adesso che il costo della vita è così alto e ci vogliono duemila lire per una dozzina di uova, che forse non sono neppure fresche; e poi, che ne sarà delle diecimila lire che la società del gas mi deve restituire? E dove è andata mia moglie? E’ possibile che sia sparita anche lei insieme al mondo, e a quelle cinquantamila lire che avevo nella tasca della giacca? Eppure, non è il tipo di donna che scompare facilmente”, rimuginava tra sè e sè tutte queste cose.
Anche tu penserai a queste cose, il giorno in cui, all’improvviso, ti accorgerai che il mondo è scomparso. Non sapresti che altro pensare. Penseresti al prezzo delle uova, al tuo ufficio, a tua moglie, ai soldi. Tu non sai che altro pensare! Il mondo intero è scomparso, ma il tuo modo di pensare è diventato meccanico.
“E cosa faccio se mi viene voglia di dormire? Come farò a stiracchiarmi, se il mondo non c’è più? E se mi viene il mal di schiena? E chi finirà quella montagna di lavoro rimasta in negozio? E se volessi farmi un goccetto, dove vado? Ehi, ma si è mai vista una cosa simile? Uno si addormenta con il mondo sotto la testa e quando si sveglia non c’è più!.
Un giorno o l’altro accadrà anche a te. E’ ciò che accade ad ogni uomo, quando muore. All’improvviso il mondo intero scompare. D’un tratto non fai più parte di questa realtà, vieni proiettato d’acchito in un’altra dimensione.
Questo accade a ogni uomo che muore, perchè tutto quello che conosci è soltanto il mondo periferico. Quando muori, improvvisamente la tua periferia scompare, e tu vieni rigettato nel tuo centro, senza conoscere il linguaggio, senza saper nulla del tuo centro. Ti apparirà come vuoto, avrai la sensazione di una negazione, di una assenza.
Mentre il nostro eroe se ne stava lì, in mutande, pensando a cosa fare, gli venne un’idea: “Al diavolo! Il mondo non c’è più? E chi lo voleva? Chi ne ha bisogno? Visto che, di fatto, è scomparso, potrei andarmene al cinema per ingannare un po’ il tempo”. Ma con suo grande stupore si accorse che erano spariti anche i cinema…
“Ho combinato proprio un bel pasticcio”, pensò, lisciandosi i baffi. “Se non avessi dormito così profondamente”, si rimproverò, “sarei scomparso anch’io con tutto il resto”. “Questa è proprio una bella sfortuna … nè mi posso consolare con un bicchierino. E mia moglie? Chissà con chi è sparita? Se è con quel bell’imbusto dell’ultimo piano, l’ammazzo! Mio Dio … chissà che ore sono?”
A queste parole il nostro eroe gettò uno sguardo all’orologio, ma non lo trovò. Cercò in entrambe le tasche del vuoto infinito, ma non riuscì a trovare nulla da toccare.
“Ho appena speso centomila lire per quell’orologio, ed ecco che è già scomparso,” pensò tra sè e sè. “Non mi importa se il mondo è scomparso, non era il mio mondo! Ma l’orologio! Perchè doveva scomparire anche lui? Un orologio nuovo, pagato centomila lire! Non aveva neppure un graffio… e che sete! E niente da bere. Non c’è niente di meglio di un buon bicchiere, al mattino. E chissà se mia moglie…ho continuato a dormire in mezzo a questa catastrofe, merito proprio il peggio! Aiuto, aiuto, aaaiiiuuutttooo! Dove avevo la testa? Perchè non ho tenuto d’occhio il mondo e mia moglie? Perchè li ho lasciati sparire: erano così giovani!”.
Così dicendo, il nostro eroe iniziò a picchiare la testa contro il vuoto, ma poichè il vuoto è molto soffice, non si ferì e rimase vivo per raccontare la sua storia.

Questa è la storia della mente umana e di come è fatta.
Tu crei intorno a te un mondo di illusioni. Continui ad attaccarti a cose che non verranno con te dopo la tua morte. Continui a identificarti con cose che ti verranno portate via.
Per questo gli hindu definiscono “illusione” il mondo: con la parola “mondo”non intendono il mondo in sé, ma semplicemente il mondo che tu hai creato nel sonno.

Quel mondo è “maya”, illusione. E’ un mondo di sogno.
Chi è “tua moglie”? L’idea stessa è folle! Chi è “tuo marito”? Chi è “tuo figlio”? Essi non ti appartengono, nessuno può essere una tua proprietà. Neppure tu appartieni a te stesso, come può appartenerti qualcun altro? Non possiedi nemmeno te stesso, non lo hai notato? Anche tu appartieni a un’esistenza sconosciuta di cui non hai ancora penetrato il mistero.
Scendendo sempre più in profondità in te stesso, arriverai ad un punto in cui perfino il “sé” scomparirà. Esisterà solo una dimensione di non-sé, se preferisci lo puoi chiamare il Sé supremo. Cambia solo il linguaggio, la terminologia.
Non hai mai visto sorgere dal profondo di te stesso cose che non ti appartengono? I tuoi desideri non ti appartengono, nè ti appartengono i tuoi pensieri. Neppure la tua consapevolezza è una tua creazione, ti è stata data, è un dato di fatto. Non sei tu che la crei, come potresti?
All’improvviso ti trovi ad esistere…accade tutto per magia. Tu sei sempre nel mezzo, non conosci l’inizio. L’inizio non ti appartiene, nè ti appartiene la fine. Solo nel mezzo puoi creare qualcosa, puoi continuare a creare dei sogni. Ed è così che l’uomo diventa accidentale.
Stai attento! Cerca di essere sempre più essenziale e sempre meno accidentale. Ricordati sempre che solo ciò che è eterno è vero, solo ciò che esiste da sempre e per sempre è verità. Tutto ciò che è momentaneo è falso. Ciò che è momentaneo deve solo essere osservato, non ci si deve identificare.
In questo mondo non c’è una “casa”, questo è il mondo dell’accidentale. Tutto è illusione: si tratta solo di increspature sulla superficie, di onde. E qualunque cosa tu faccia non è altro che un costruire case con le carte, o cercare di vendere barchette di carta: sono destinate a naufragare.
Quando un uomo capisce questo, per la prima volta prende coscienza del proprio sonno, ed a quel punto inizia ad orientarsi sempre di più verso la consapevolezza.
Solo quando il mondo degli oggetti non ha più importanza, la consapevolezza diventa importante. Quando le cose non hanno più significato, inizia una nuova ricerca, si schiude una nuova porta.
A quel punto, non ti tufferai più all’esterno, ma inizierai a scivolare nel mondo interiore.
Il regno di Dio è dentro di te. Non appena smetti di identificarti con le cose, smetti anche di combattere, non c’è più ragione di farlo. Inizi a scorrere con il fiume dell’esistenza.
Rimani, ora, alcuni minuti in silenzio a meditare sul significato della vita, della morte, della malattia, del bene e del male. Sentiti parte integrante del mondo ed artefice di tutto ciò che di buono hai fatto e farai ancora. Smetti di rinnegare tutto, specialmente te stesso e con slancio ed ardimento affronta lealmente la vita, svegliati una buona volta!…Non tradire mai te stesso, la natura e la vita.
Medita su tutto ciò … nel silenzio della tua profondità.

Per i lettori più interessati all’aspetto pratico della vita potrebbe essere illuminante, inoltre, quest’ acuta osservazione sull’esistenza e sul mistero della realtà che ci circonda:
“Esistono due tipi di illusioni, in questo mondo: l’illusione della materia e l’illusione dell’Io, cioè dell’Ego.
Tutte le illusioni della vita sono causate da pensieri, congetture, idee che ruotano a grande velocità, esse sono inganni della mente.
La pietra e la roccia danno l’idea di una grande solidità, di una grande massa ma, secondo le nostre ultime ricerche, non esiste nulla che assomigli anche vagamente ad una pietra ad una roccia “solida”, cioè ad una massa solida e compatta.
Tanto più andiamo ad osservare e misurare da vicino la materia tanto più essa scompare, quasi misteriosamente, dai nostri calcoli.
Fino ad oggi la scienza ha voluto credere solo all’esistenza della materia, cioè che solo la materia visibile è degna di essere indagata ed a tutti è stato imposto il cosiddetto materialismo scientifico, la prova razionale, visibile e misurabile, dichiarando che solo questa può essere accettata dalla scienza ufficiale.
Ma ora, insieme a noi, un numero sempre più crescente di scienziati afferma che non esiste nulla in natura di più dissimile del concetto di “pietra dura e solida”.
Vale a dire che, interessandoci approfonditamente di fisica microvibratoria, di biocibernetica, di biofisica delle particelle subatomiche, di campi elettromagnetici, di fisica quantistica, ecc… scopriamo, spesso con stupore, che la materia sta scomparendo, cioè che è solo il rapido movimento di particelle elettriche, di quark, di biofotoni (vedi le straordinarie ricerche di F. Popp e di E.Del Giudice) a creare l’illusione della densità, della materia.
La materia apparirebbe densa a causa dell’alta velocità del campo elettromagnetico che la genera, materia ed energia infatti sono assolutamente equivalenti, come ha dimostrato, in modo inequivocabile, A. Einstein nella formula base della teoria della relatività.
Pensate ad un ventilatore a pale ed immaginate che queste pale progressivamente acquistino velocità sempre maggiore.
Dapprima si possono chiaramente distinguere le pale, si può addirittura intravedere il vuoto fra una pala ed un’altra, quindi potete solo immaginare il vuoto stesso ed infine quando le pale girano ad altissima velocità il tutto sembra un disco fisso, metallico e se portate questo processo ai limiti potrete anche sedervici sopra poiché il tutto è diventato incredibilmente come “materia solida”. Ecco l’illusione della materia.
Similmente la nostra coscienza, le nostre idee, le nostre convinzioni più si muovono a grande velocità, più ci si allontana dall’immobilismo più la consapevolezza si espande in velocità e più scompare l’Ego, l’Io. Ecco l’illusione dell’Io”.
Ricordate quindi di non fermarvi mai all’apparenza delle cose, andate in profondità osservate con interesse ed apertura mentale e ragionate vuoi filosoficamente vuoi scientificamente non solo su ciò che potete vedere e toccare ma soprattutto su ciò che non siete ancora in grado di vedere e toccare perché quella e la realtà più interessante, la realtà che ci sta aspettando, più presto di quanto possiate immaginare, quando il nostro corpo materiale svelerà finalmente l’illusione della materia e l’illusione dell’io…

 

Il Sangue, come scrisse Rudolph Steiner, riferendosi anche ai principi del grande Gothe, è realmente un “succo molto peculiare”. Queste ricerche ed osservazioni hanno da tempo stimolato alcune mie riflessioni etiche, filosofiche e scientifiche, contro gli inquietanti “esperimenti” che stanno diventando sempre più di moda e sono, secondo molti, soprattutto un grande business: il mercato degli organi e del sangue.

L’ingegneria genetica, con materiale umano, i trapianti d’organo, le cellule staminali eterogene e la donazione indiscriminata di sangue sono all’ordine del giorno. Pensate agli spot televisivi ed i martellamenti mediatici presenti nelle varie riviste da parte di cosiddetti “scienziati” ed esperti, opportunamente sostenuti da una pseudoscienza, cieca ed ottusa, e sorretti dalla visione materialista (e furba) della scienza medica ortodossa ma, soprattutto, da un’assenza di una voce contraria ed autorevole dei timidi scienziati etici, di religiosi o di comuni medici o biologi, a parte qualche eccezione; voce, del resto, subito messa a tacere. Questi ultimi vi ricordano, nelle loro accorate riflessioni che l’uomo non è solamente un ammasso di carne, più o meno sanguinolenta ed inerte; non è solo un insieme più o meno casuale di cellule e di minerali, molecole ed acqua, ma contiene un elemento sovrannaturale ed è vivificato da qualcosa di molto peculiare. Dovrebbero meditare, sui loro ignoranti ed illeciti atti contro lo Spirito dell’Uomo, coloro che eseguono o sostengono i trapianti d’organo ed aver paura delle conseguenze etiche e morali quelli che praticano, senza precauzioni o sensibilità, trasfusioni di sangue eterologo.

Nelle aule delle Accademie Universitarie di Medicina e Biologia, anche in quelle cattoliche od integraliste delle principali religioni, mai si è mai levato un grido di allarme, uno stop a queste aberrazioni che vanno ad alterare i codici spirituali dell’uomo e la propria evoluzione sia su questa terra (nella nostra dimensione terrena) che nelle dimensioni sottili.

Vi racconterò ora qualcosa di speciale e straordinario sul valore energetico e simbolico del sangue e, da questa lettura, si potrà estrapolare il significato di Organo, nel quale ovviamente scorre il sangue ed il vero significato della funzione bioenergetica della cellula umana. Mi rendo conto che è una lettura difficile ed ermetica, di certo gli iniziati comprenderanno subito e chi non comprenderà oggi, comprenderà domani. Il tempo lavora nei cuori e nella mente dell’uomo, affidatevi quindi alla vostra sensibilità ed alla Verità.

Dovete sapere che il sangue è una “essenza” dotata di straordinari poteri che ha, da sempre, costituito, nel panorama culturale e scientifico, motivo di disquisizioni parascientifiche, filosofiche e metafisiche ma anche di approfondite ricerche e studi scientifici di laboratorio. Queste visioni convergono e coincidono solo quando stabiliscono che il sangue è un elemento in accordo con il principio olografico, per cui ogni parte dell’essere vivente contiene le informazioni del tutto e costituisce la vera e sintetica espressione dell’esistenza.

Da un punto di vista bioenergetico e quantistico ciò significa che anche una piccola goccia di sangue riflette la struttura bioenergetica dell’intero organismo.

Il sangue non solo rappresenta simbolicamente l’energia vitale e quindi la “forza” dell’uomo ma, soprattutto, è un campione energetico del suo spettro frequenziale dinamico.

La goccia di sangue raffigura, secondo i principi della fisica quantistica, un ologramma in evoluzione dinamica, un’interfaccia bioelettronica con le componenti eteriche del soggetto; quasi come un’istantanea fotografica di un attimo che riflette la sua struttura tridimensionale.

Il sangue rimane sempre in equilibrio dinamico, oscillando per risonanza con l’individuo da cui è prelevato; non riflette cioè solo lo stato energetico al momento del prelievo, ma continua a riprodurre questa caratteristica condizione nel tempo, a causa delle sua costante risonanza con il soggetto da cui proviene.

Questo significa che non sono necessarie più gocce di sangue, in momenti diversi, per esprimere i cambiamenti dello stato psicofisico e psicobioenergetico dell’individuo, contrariamente alle analisi ematochimiche che necessitano di campioni successivi per seguire l’evoluzione fisica e le relative modificazioni biochimiche.

La goccia di sangue, prelevata e conservata adeguatamente, rimane in perfetto equilibrio bioenergetico e quindi dinamico con il soggetto donatore originale, indipendentemente dalla distanza tra di loro.

La situazione energetica infatti cambia di momento in momento, seguendo il corso della vita del soggetto stesso; ma tale situazione si può facilmente cogliere ed analizzare, attraverso la goccia di sangue chiamata anche “testimone”, con opportune tecniche radioestesiche e radioniche.

E’ stato dimostrato che il legame vibrazionale tra un individuo ed il suo sangue scompare, se egli muore oppure si altera decisamente, se egli riceve trasfusioni di sangue, dopo il prelievo originario.

Cosa succede quindi? E perché accade questo strano evento?

I medici ematologi dovrebbero riflettere sulla consuetudine di praticare, sempre più di frequente, trasfusioni di sangue, anche quando la vita del soggetto non è in reale pericolo. Vista la straordinaria specificità acquisita dal sangue, grazie anche all’acqua in esso contenuta, di poter immagazzinare olograficamente tutte le informazioni biochimiche, biofisiche, psicobiologiche, cioè quelle della vita stessa del soggetto, la scienza medica potrebbe immaginare che le ripetute trasfusioni cioè le immissioni di sangue eterogeno, con tutta la serie di bioinformazioni e di frequenze con i codici vitali (dissimili ovviamente da quelle del soggetto ricevente) non possono non interferire col rapporto di risonanza del sangue prelevato in precedenza. Si dovrebbe ricercare e sperimentare, in più soggetti, di quale tipo potrebbe essere questo fenomeno biofisico e come poter “liberarsi”, cioè svincolarsi da questa energia di risonanza, acquisita dai soggetti che hanno ricevuto sangue di donatori “dubbi” o inquinati.

La riflessione “sottile” che sta alla base di tutto questo è che si verrebbe a creare una sorta di “patto di sangue”, una fratellanza spirituale ed energetica non facilmente controllabile e gestibile con i mezzi a nostra disposizione.

Sotto le apparenze di una “normale” trasfusione di molecole sanguigne o plasmatiche, tra donatore e ricevente, si nasconderebbe un’enorme problematica scientifica, filosofica ed anche spirituale, che potrebbe minacciare pesantemente la salvaguardia della “salute spirituale” (e non solo) della popolazione.

La scienza medica ortodossa ritiene ininfluenti, per la salute psicofisica e spirituale, le trasfusioni nel caso siano eseguite in modo adeguato e con sangue biochimicamente compatibile.

Tutto è imperniato su un’osservazione puramente intuitiva: un individuo, visto con gli occhi di un fisico, è considerato come un biocondensatore elettromagnetico, ed oscilla sulla sua “frequenza” e cioè “identità” ad esempio di valore “X “ed è correttamente collegato ed in armonia con i suoi corpi fisici e sottili.

Dopo l’immissione di sangue che è corretto definire “eterogeno”, risuonante con la frequenza del suo proprietario, si verrebbe a creare una sorta di alterazione del “segnale elettromagnetico o codice individuale” con frequenza ad esempio “X+Y”, diversa e verosimilmente dissimile dalla precedente per cui, rimanendo sempre nel campo delle energie sottili, mi chiedo cosa potrebbe accadere ai vari corpi energetici (che sono in risonanza tra di loro ed il corpo fisico) e, specialmente, cosa potrebbe accadere in quello causale (karmico).

Non vi potrà essere forse un pericoloso ed innaturale “spostamento” su un’altra fascia o realtà oscillatoria, con informazioni diverse o, forse peggio, patologiche e disarmoniche, voglio dire sulle vibrazioni specifiche del donatore di sangue? Ovviamente con tutte le conseguenze immaginabili, non ultime le leggi karmiche, vale a dire una comunione involontaria di energie sottili che seguono non le leggi della materia ma le leggi dell’anima e del destino della stessa.

Le medesime leggi, in fin dei conti, che seguono quelle della reincarnazione per portare avanti il compito e destino necessario alla nostra evoluzione verso la consapevolezza e la Coscienza.

Le riflessioni, qui sopra riportate, dovrebbero sopratutto essere riferite alla semplice osservazione di cosa potrebbe accadere all’equilibrio bioenergetico e spirituale dei donatori di sangue, con stato oscillatorio alto, cioè con una buona vitalità energetica, verso soggetti con frequenze ed oscillazioni più basse e disarmoniche ma soprattutto con energie sottili e destini karmici di dolore e sofferenza.

Considerate che un individuo, con frequenze vitali ottimali (legate allo stato di relativo equilibrio e salute, stimabili, secondo il fisico francese A.Bovis, in 6500 Unità Bovis = U.B.) potrebbe scendere a livelli più bassi, grazie ad un eventuale stato di malattia del donatore e della sua qualità di vita; questo in considerazione del fatto che “malattia” significa anche uno stato oscillatorio con radianze inferiori a 6500 U.B..

Un grado o Unità Bovis è l’unità di misura della lunghezza d’onda, altrimenti detta unità Angstrom (Å), ed equivale a corrispondente a 0,1 nanometri o 1×10−10 metri.

Il fisico francese Alfred Bovis ha ideato un regolo, poi perfezionato dall’ingegnere, sempre francese, Andrè Simoneton, al fine di misurare il potenziale vibratorio (in un certo senso l’energia vitale o l’emissione di fotoni o di biofotoni della nuvola elettronica che si crea con l’interazione tra atomi, molecole, vibrazioni in una forma coerente) di minerali, vegetali, alimenti, persone, rimedi e medicine, abitazioni, oggetti e così via.

Tutti i luoghi della terra, le persone, le cose che tocchiamo o quello che beviamo e mangiamo si possono classificare secondo un loro caratteristico valore vibrazionale.

Se questo è al di sotto delle 6.500 unità Bovis si dice che “sottrae” cioè toglie energia, se è al di sopra la porta cioè la aggiunge. Vi sono zone universalmente conosciute che vanno ben oltre alla media normale di 6.500/7.500 UB delle nostre case, come la cattedrale di Chartres ricordate?, ed in certi luoghi cosiddetti “alti” del Tibet, dell’India, dell’Egitto (vedi certe tombe e le piramidi) e molte altre zone di culto (Lourdes, Medjugorje, Montichiari, Boden ecc..).

Valori al di sopra dei 9.500 Bovis si rilevano, soprattutto, in luoghi considerati da sempre sacri.

Nelle chiese cristiane all’incrocio dei transetti, nelle moschee di fronte al Minbar, nei templi tibetani nel Garbharih, e così via, ho misurato il livello di energia che è tra 18.000 e 20.000 U.B..

La “rotella tibetana” di preghiera che contiene un mantra scritto su pergamena o su tessuto, una volta girata vibra, secondo i luoghi, da 12.000 a 16.000 Bovis, così come il Tangka dipinto nei monasteri di alta energia può arrivare a 18.000 bovis.

Qui sotto trovate il Biometro di Bovis che tengo sempre nella mia borsa e che ciascuno di voi potrà facilmente costruire.

Su questa logica si basano anche i principi classici della scienza Radionica che sta avendo, in questi ultimi tempi, un rinnovato interesse.

 

Come il donatore od il ricevente può gestire e sopportare questi eventi?

Le implicazioni sociali, religiose, che giustamente coinvolgono un autentico sentimento di generosità, di sacrificio e di donazione cristiana di sé stessi nonché la missione di coloro cui è destinata la strada del servizio degli altri, dei sofferenti e dei deboli non devono assolutamente essere dimenticate o sottovalutate ma un percorso serio ed obiettivo sarà invece quello di considerare serenamente ed obiettivamente i risultati delle ricerche e delle scoperte fatte fino ad ora dalla scienza biofisica e dalla psicobiologia, in rispetto alla salute dell’uomo ed in relazione al suo viaggio spirituale sulla terra. Solo così questi sacri valori ed i veri sentimenti d’amore verso la Natura e gli Esseri viventi verranno rispettati e maggiormente considerati.

Questi sono ragionamenti a larghissimo raggio che devono essere affrontati con serietà e scevri da falsi ideali politici, sociali o religiosi che, come tutti sanno, sono spesso improntati ad una, più o meno manifesta ed interessata, eticità nei confronti del prossimo.

 

La Radioestesia, la Radionica e la Biocibernetica nell’indagine scientifica:

Per analizzare la peculiarità del sangue e la sua funzione, nel corso della vita dell’essere vivente, si deve prendere in considerazione il significato dei legami di risonanza mentale, che sono punti focali di sintonizzazione a due vie, in quanto permettono all’informazione di fluire dal soggetto indagato, che chiamerò paziente, all’operatore; vanno inoltre a costituire un vero e proprio legame energetico sottile con il paziente, per le eventuali terapie a distanza. Le terapie o diagnosi a distanza con l’uso di un “testimone” (in questo caso sangue in un ampolla sigillata) sono prassi comune nella radionica. Altre applicazioni, con l’uso di sangue come testimone, sono, fra le altre, la somministrazione di rimedi fitoterapici, spagirici, omeopatici, di gemme, cristalli o colori, di frequenze generate da apparecchiature radioniche. Grazie alle strumentazioni bioelettroniche ed alla radionica più sofisticata (che potrebbe essere utilizzata anche oggi che non abbiamo più energia elettrica), che utilizzano sistemi capaci di analizzare, invertire, trasmutare o registrare segnali biologici, potrebbe essere possibile intervenire con biofrequenze che utilizzano codici di risonanza del sangue del paziente. Come dire che un segnale od un’informazione può essere trasferita o con la radionica o con strumentazioni bioelettroniche e con l’uso o meno di un testimone particolare.

Il testimone elettivo è il sangue, grazie alla sua componente acquosa che conserva e veicola le informazioni e, grazie a tutti i suoi componenti, alle particolari molecole ed alla sua struttura genetica che qualificano il potere di biorisonanza.

Tempo fa utilizzai varie strumentazioni biocibernetiche ed sperimentai su alcuni volontari che, provocando un mutamento del segnale di frequenza, cioè o con un’inversione polare della frequenza sottile del soggetto donatore con un emettitore radionico particolare, fui in grado di produrre artificialmente un segnale di testimone alterato. Questo segnale lo registrai su una scheda magnetica e lo applicai sulla zona del timo del volontario. Manifestandosi quindi un diverso segnale identificativo, questo segnale non veniva più recepito dai trasfusi in quanto avevo creato un momentaneo blocco della frequenza di risonanza: non esisteva più una regolare sintonizzazione tra donatore e ricevente ed il legame di risonanza bioenergetico e sottile era automaticamente interrotto.

Avevo realizzato, artificialmente, una “desintonizzazione sottile”. Purtroppo scoprii, in seguito, che l’intervento non era stabile nel tempo, mi ci volle tempo e prove su prove finchè scoprii che dovevo applicare la scheda magnetica sul soggetto 3 ore al giorno per almeno 21 giorni di seguito, meglio durante la notte, ero in grado di far sì che, perdendosi il segnale di collegamento e la relativa biorisonanza, il soggetto era in grado di tornare vibrazionalmente e “animisticamente” sulla propria identità. Con questa metodica, anche varie settimane dopo queste sperimentazioni, non notai mai più una “risintonizzazione” spontanea.

L’onda guida, cioè la voce sottile, del “testimone sangue” non trova riscontro in alcun altro risonatore in natura. Le cellule del sangue, infatti, a partire dai globuli rossi, piastrine comprese, hanno proprietà simili ai quarzi ed oscillano; ed oscillando comunicano, trasmettono e ricevono codici cioè biofrequenze. Il segreto sta tutto qui; non scientifico e fuorviante sarebbe non riconoscere o rifiutare tale principio, asseverato fra l’altro dalla moderna Fisica Quantistica.

Dovreste considerare anche le ricerche, eseguite non molto tempo fa, da V.Voeikof, cattedratico di Biochimica presso l’Università di Mosca, che mettono in luce la peculiarità dei sistemi biochimici confermando i paradigmi della fisica quantistica e l’influenza delle energie ultradeboli sul sistema biologico e sulle membrane cellulari. Il suo collega Zhadin aveva già dimostrato l’influenza delle correnti ultradeboli in un esperimento eseguito utilizzando l’acido glutammico (presente nelle sinapsi del sistema neurotrasmettitore) aprendo la strada alla dimostrazione scientifica dell’influenza di onde sottili sulla materia che, quindi, ne verrebbe informata e diretta. Del resto, come sosteneva anche lo scienziato sovietico Alexander Gurwitsch, queste logiche ci fanno vedere la vita come un “procedimento strutturante e le sue leggi principali come processi estremamente variabili”.

Consideriamo l’esempio della luce: il fotone ha dinamica costante e se è fermato, in un certo senso, “muore”. La luce è la base delle strutture viventi, la scienza ha costruito degli strumenti per studiare le vibrazioni dei corpi biologici e dimostrò che qualunque organismo vivente, è generatore di vibrazioni luminose. Si prenda, ora, in esame il sangue umano che esprime una quantità significativa di “luce”, anche se nessuno è in grado di percepirla ad occhio nudo ma solo attraverso strumentazioni che ora, purtroppo, non potremo più utilizzare per un bel po’.

Esaminando la sua particolare “luminosità”, si può evidenziarne dati diagnostici della persona e di conseguenza riconosciamo la provenienza di questo sangue, con l’esame del DNA e la presenza di forme in esso contenuto che danno diagnosi straordinarie specialmente attraverso l’esame con il microscopio in campo oscuro oppure con il test di Heitan; nel sangue avvengono continue reazioni chimiche e quasi tutte le molecole, nel tessuto vivo, sono in condizione bioenergetiche che si possono definire dinamiche. Questa continua agitazione si stabilisce con la respirazione cellulare, cioè con la produzione di una particolare energia ed è una delle ragioni per cui scaturisce l’illuminazione; Voeikof affermava che, quando il sangue esprime questi flussi, significa che manifesta la sua “energia”. Se prendiamo due campioni di sangue e li mettiamo vicini, separati da un vetro, uno infettato da virus patogeni e l’altro sano, succede che il flusso biofotonico che si libera dal sangue sano, veicolato magari con una fonte luminosa ulteriore, aiuta quello accanto, ammalato, che riceve energia e si libera dei virus. Viceversa, sono sicuro che, facendo passare la luce, fornita sempre da una fonte luminosa, a partire dal campione contenente i patogeni verso quello sano, avremo la comparsa di virus anche nella provetta contenente sangue privo di patogeni, secondo la logica dei vasi comunicanti.

Un esperimento simile è stato fatto anche da Vlail Kaznacheyev all’Università di Novosibirsk, nel 1970, utilizzando cellule infette da Epstein Barre Virus (EBV) cioè il virus della mononucleosi infettiva (febbre ghiandolare) facendo passare, per un certo tempo, una luce U.V. ultradebole a partire dalle provette, costituite da cellette in quarzo, contenenti cellule infettate da EBV verso cellette, adeguatamente separate ed isolate dalle prime, contenenti cellule sane. Il risultato sconvolgente è stato che, in poco tempo, anche se non vi è stato assolutamente contatto tra i fluidi, anche le cellule sane si erano infettate.

Tali risultati sono stati confermati da vari ricercatori della facoltà di Biologia di Mosca e dalle ricerche sulla luminescenza ultradebole nei sistemi biologici come V. Naletov nel 1993, confermando le teorie dell’emissione di biofotoni con informazioni di Gurwitsch.

Tali logiche sono state da me ritenute valide, anche alla luce della mia teoria dell funzionamento dei VIRUS come una vera e propria “chiave elettromagnetica” . Queste logiche non ubbidiscono, ovviamente, alle leggi chimiche codificate e creano sconcerto nella scienza ortodossa che evita sempre di soffermarsi su queste ricerche che tendono a sviluppare ulteriori sistemi e darci una visione più completa e realistica della biologia animale. Le nostre conoscenze fisiche e biologiche non riescono a spiegare queste reazioni perché ci basiamo ancora su scoperte vecchie di cent’anni. Si potrebbe fare un esempio: se modifichiamo la temperatura ad un processo biochimico che induciamo nel sangue, dovrebbe variarne la reazione, ma non è così. Voeikof provocò nel sangue una reazione immunologica, cambiando continuamente la temperatura, entro i limiti fisiologici di 35°-38° C; solo quando il processo di variazione della temperatura arriva ad uno stato stazionario, il sangue reagisce, ma con ritardo.

La linea a spirale ottenuta in un caratteristico grafico è la “memoria” biologica, perché il sangue ricorda il suo stato precedente e tende a conservarlo. L’uomo è sempre un po’ malato, ma la natura, essendo più intelligente, tende a difendersi e sarebbe meglio imparare da questa, invece di inventare teorie diverse o tecniche che non tengono conto del contenuto bioinformativo delle cellule e specialmente quelle del sangue.

Parlo di certi interventi medici come le trasfusioni od i trapianti o, peggio ancora, l’ingegneria genetica con cellule staminali eterogene. Questa non è la strada giusta; la scienza biomedica dovrebbe percorrere una strada ben diversa, cioè considerare la possibilità di rigenerare autogenicamente l’organo malato o una parte di esso (sangue compreso).

Il sangue, quindi, non solo è l’elemento più importante per la nostra sopravvivenza fisica, ma, come diceva anche Voeikof è anche sede di qualcosa di misterioso e magico e del flusso vitale che ci rende parte del tutto, pervaso dalla stessa forza creativa.

Praticando trapianti o trasfusioni, la scienza accademica non tiene conto di dover, anche, fare i conti una parte fondamentale della nostra dimensione energetica e spirituale che ad occhio nudo è invisibile; oltre al fatto che gli organi, quando vengono espiantati, sono ancora vivi, e che, come dimostrato dalle ricerche di K. Korotkov, professore di Biofisica all’Università di San Pietroburgo: “l’aura o la parte sottile ed energetica che investe i nostri elementi vitali, se ne allontana solo dopo qualche tempo…”

Si potrebbe dedurne che, se si priva un corpo ancora vivente di un organo, lo si uccide e lo si espropria di una parte del suo corpo energetico che gli è necessaria come strumento di conoscenze, acquisita attraverso l’esperienza compiuta dall’organo durante la vita.

Nello stesso modo, impiantando nel corpo di un’altra persona, un organo che porta la vibrazione e l’esperienza di un altro essere umano, s’interferisce nel cammino karmico, energetico ed informativo della persona mutandone parimenti il destino evolutivo.

Vi renderete conto della follia e della mancanza di etica di una certa scienza coi paraocchi e paraorecchie? Dal momento che tutto vibra ed oscilla e che siamo immersi in un continuo dialogare tra cellula e cellula, tra uomo e uomo, tra pianeta e pianeta, tra Cosmo e terra, tra terra ed acqua e gli altri elementi possiamo, senza difficoltà, credere che esista una Volontà Suprema che desidera che questa comunicazione avvenga e che abbia riposto nel mondo invisibile i misteri di questa comunicazione, di questa in-formazione dell’universo.

“Il Menstruum attraverso cui la volontà può agire per compiere il bene ed il male è la Mumia vivente”: così esordisce, in una delle sue opere, il grande Paracelso che definiva “Mumia” come il veicolo che contiene l’essenza della vita (“invisibile veicolo di vita”) che circola anche e soprattutto nel sangue dell’uomo e degli animali. Egli specifica inoltre che “la Mumia di un essere vivente partecipa alle caratteristiche del vivente da cui è stata tolta”. Concetti di fine alchimia, che devono farvi riflettere. Vi consiglio di cercare qualche biblioteca che abbia copie dei libri di Paracelso e di leggervi tutte le sue opere, contengono concetti e riflessioni molto utili per la vostra formazione e cultura.

Per sottolineare, inoltre, il concetto filosofico e metafisico che si ricollega sempre alla teoria della memoria dell’acqua, contenuta nel sangue, si può fare sempre riferimento al Faust di Goethe ed alle teorie di Rudolph Steiner nonché agli studi del premio Nobel francese J.Benveniste.

Faust come artefice delle massime aspirazioni umane stringe un patto con le potenze del male, rappresentate da Mefistofele, diavolo inviato dall’Inferno. Faust deve sottoscrivere col sangue il patto scritto con Mefistofele. In un primo tempo Faust crede che si tratti di una buffonata, ma a questo punto Mefistofele dice la frase “simbolo” e frutto dell’illuminato pensiero iniziatico di Goethe: “il sangue è un succo molto peculiare”.

Il sangue, in sostanza, sarebbe ciò che eleva e conserva la vita umana, e quindi il Diavolo, nemico acerrimo del genere umano, potrebbe essere anche nemico del suo sangue. Farei anche notare che già nelle più antiche elaborazioni della Saga Faustiana, come pure nelle saghe in genere, il sangue svolge la stessa funzione. In un antico libro sul Faust viene descritto con chiarezza che egli si procura un taglio sulla mano sinistra con un temperino e poi raccoglie con la penna il sangue che scorre e scrive il suo nome sotto il patto ed infine con il sangue coagulato sulla mano sinistra forma le parole:

“O Uomo, fuggi!”

Goethe, e con Lui tutta la saga e tutti i precedenti poemi sul Faust, hanno inteso che il Diavolo attribuiva qualcosa di speciale al sangue e che per lui avere in mano Faust significa appropriarsi del suo sangue. Si racconta che per Mefistofele era importante appropriarsi di almeno una goccia del sangue di Faust per averlo in mano.

Ne ho ricavato la sensazione che chi si impadronisce del sangue dell’uomo può anche avere il dominio sull’uomo stesso e quindi il sangue sia un succo veramente peculiare. Potete ben immaginare quanto io sia preoccupato da quest’abitudine di praticare trasfusioni senza precauzioni, tranne quelle di routine per la verifica della compatibilità del gruppo sanguigno o per evitare grossolane trasmissioni di batteri, virus macroscopici o patologie legate a particelle contaminanti “attualmente” conosciute o riconosciute. Ma il resto? Come forse sapete, oltre all’epatite A-B-C si è isolata anche la D e la E, per cui le vecchie trasfusioni non prevedevano nemmeno esami che escludessero l’epatite C, D, E. I trasfusi di un tempo sono stati fortemente a rischio ma per il medico tutto era sicuro e tranquillo.. Ho conosciuto soggetti che si sono trovati positivi all’Epatite C, anni dopo la trasfusione. Ed ora anche la D e la E..

Un’importante ricerca americana parla di un noto parassita: il o la Babesia (Piroplasma Babesia) che verrebbe trasmesso dalle trasfusioni di sangue. La Babesia Microti è un protozoo che dà sintomi con manifestazioni simili alla malaria, che si credeva essere trasmesso solo dalle zecche. Ora viene evidenziato, invece, che viene trasmesso anche con le trasfusioni di sangue. Poiché è stato notato un incremento di babesiosi umana, negli Stati Uniti è stato condotto uno studio su un totale di 3490 donazioni di sangue, testate per la ricerca di anticorpi contro la Babesia microti. La conclusione di questo test è che molti rischiano di essere infettati dalla Babesia microti attraverso le trasfusioni di sangue.

Tratto da “Published 7 November 2005 in Transfusion, 45(11): 1804-10” vi riporto integralmente, in inglese, il testo del report:

“Reports of transfusion-transmitted Babesia Microti have risen steadily during the past several years, reflecting a concurrent increase in US cases of human babesiosis. Although several studies have measured B. microti antibodies in blood donors, little is known about associated parasitemia and the inherent risk of transmitting the parasite by transfusion. Study design and methods: Donations from blood donors located in Babesia-endemic and nonendemic areas of Connecticut were tested for B. microti antibodies from July through September. Subsequently, an additional blood sample was collected from selected seropositive donors and tested by nested polymerase chain reaction (PCR) for B. microti nucleic acids. Results: A total of 3490 donations, 1745 each from endemic and nonendemic areas, were tested for B. microti antibodies; 30 (0.9%) were confirmed as positive and seroprevalence rates peaked in July. Significantly more seropositive donations were from endemic areas (24, 1.4%) than nonendemic areas (6, 0.3%). Ten (53%) of 19 seropositive donors subsequently tested by PCR were positive..”
Conclusion: B. microti seroprevalence was highest in those areas of Connecticut where the parasite is endemic.
More than half of seropositive donors tested had demonstrable parasitemia, indicating that many are at risk for transmitting B. microti by blood transfusion. Three donors were identified as parasitemic in October, suggesting that donors may be at risk for transmitting the parasite outside of the peak period of community-acquired infection.

A parte lo sconvolgimento metabolico ed immunitario che creano le trasfusioni nei soggetti magari indeboliti da malattie od incidenti, definirei, a questo punto, le trasfusioni del sangue molto più pericolose di un rapporto sessuale a rischio massimo e non protetto. Non vi pare?

Uno sguardo che ci proviene da un passato, romantico, sognatore ed intellettuale ma colto e profondo non può che aprirci ulteriormente gli occhi e la coscienza su questo tema che ci riguarda così da vicino e ci racconta che “chi può guardare nell’anima di un popolo sa benissimo che nel popolo, nelle tribù e nelle grandi famiglie non vi sono solo poesie sdolcinate o cose del genere, ma qualcosa di molto più profondo che si manifesta nei suoi miti nelle sue saghe nelle sue fiabe, con le loro potenze meravigliose e i loro meravigliosi eventi. Nel sangue viene come riassunto ciò che si è venuto formando dal passato materiale e spirituale dell’uomo e quindi se una potenza malvagia vuole influire su di un uomo, essa deve avere, soprattutto, il dominio del suo sangue” (R.Steiner). E’ questo il profondo e spirituale significato del passo del Faust in cui il rappresentante del principio del male dice:

“sottoscrivi il patto con il sangue perché se ho il tuo nome scritto con il sangue ti ho afferrato in ciò attraverso cui l’uomo può venire afferrato. Ti ho attirato a me. Quello cui appartiene il sangue possiede anche l’uomo o l’Io dell’uomo”.

Esistono antiche conoscenze occulte che confermano, secoli prima, ciò che la scienza ha scoperto e sperimentato da poco e cioè che, mischiando il sangue di un animale con quello di un altro, anche di razze simili ma non imparentato col primo, il sangue dell’uno uccide quello del secondo.

“La mescolanza del sangue uccide l’antica chiaroveggenza dell’uomo primitivo; quando il suo sangue viene mischiato con quello di popoli non affini al suo…” ed ancora “L’organismo fisico umano viene conservato anche incrociando sangue estraneo, ma la forza chiaroveggente muore sotto l’influsso di mescolanze del sangue o di matrimoni fra lontani…” (R. Steiner).

Non a torto un valente conoscitore dell’anima come Steiner spiegava che il sangue, con il suo movimento, è come un secondo uomo che si comporta come una specie di mondo esterno e sottile, rispetto all’altro uomo costituito di ossa, muscoli e masse nervose, ammettendo e riconoscendo, implicitamente, il principio olografico. Nel sangue vi è dunque un vero e proprio doppio spirituale e sottile dell’uomo che lo accompagna di continuo, dal quale l’uomo attinge di continuo nuove forze ed al quale abbandona ciò che più non usa. Con pieno diritto il sangue è stato denominato da Steiner “vita umana fluente” e deve esserne, da parte degli operatori sanitari, rispettata l’integrità, la forza e l’originaria vibrazione; una particolare attenzione dovrà essere posta specialmente da parte di coloro che dovranno salvaguardare la salute pubblica.

Simile discorso può essere fatto, ovviamente, per la donazione di organi e l’utilizzo di cellule umane o materiali umani per ingegneria genetica, tecniche contro l’etica e la medicina spirituale che si stanno diffondendo sempre di più e con il sospetto non solo mio, anche per ragioni di mero profitto.

Siete rimasti tutti senza parole vero? … Aprite gli occhi e “svegliatevi” dal grande sonno…vi prego!

 

(La realtà materiale, in cui viviamo, sarebbe costituita, rifacendoci anche ai principi della fisica quantistica, da una condensazione, una cristallizzazione di particelle, in oscillazione, con memoria e veicolanti miliardi di informazioni…)

Tridimensionalità Sincronica

Sappiamo che l’Universo (la parola Uni-Verso significa anche anagrammandola: verso l’UNO) è costituito ed animato da elettroni confermando oggi ciò che la Bibbia in lingua ebraica, nel primo verso della Genesi, recitava migliaia di anni orsono:

“BERESHIT BARA AELOHIM AETH HA-SHAMAIM W’AETH HA-ARETZ”

In (il) principio (come postulato non come tempo) creò (emanò, produsse) per mezzo degli “Aaelohim”(scritto in plurale) cioè gli “Dei”(potremmo individuare qui il nome antico degli elettroni), i cieli, cioè le forme alte ( i cieli come luogo delle idee) che si materializzarono, cristallizzarono fortemente nella  dimensione visibile e fisica (e la terra).

Ricordate che la parola  ebraica AELOHIM (Dei) fu utilizzata, con lo stesso significato, dagli Egizi (cioè, coloro che furono scampati al diluvio provenienti dall’antico EDEM = luogo degli ADAMI e quindi degli Ebrei). Questo vocabolo, già al tempo di Gesù Cristo si semplificò e si contrasse da “Elohim” in “AEONI” che la scienza moderna espanse, probabilmente non a caso, in “Elettroni” (portatori di luce, informazioni, consapevolezza)…..e, siccome il caso non esiste, il Destino delle cose ci ha tracciato uno straordinario ponte simbolico ed analogico tra fede, misticismo, metafisica e fisica.

Osservate, inoltre, che non certo casualmente molte parole italiane di origine latina che hanno a che fare con l’elettricità (el-ettro, el-ettrone, el-ettronica) se traslitterate in ebraico, cominciano tutte con il nome di Dio: El, אל.

Ogni scienziato e ogni fisico illuminato penso sia concorde nell’affermare, insieme a Y.E. Charon (fisico nucleare  francese contemporaneo), che gli elettroni sarebbero “esseri” pensanti ed immortali. Nella Genesi viene affermato che Adam (l’Uomo, L’Adamo Kadmon) non è altro che un’immagine degli Aelohim cioè gli elettroni primigeni.

Sarei portato, quindi, a desumere che l’Uomo non è altro che un’immagine elettronica, fatta di energia intelligente;  è un “ologramma pensante“, costituito da onde di forma con memoria, identico quindi al suo Creatore … e Dio li creò a sua immagine e somiglianza

Ciascuna nostra cellula che andrà a costituire organi ed apparati, rappresenta quindi, secondo un ben preciso schema olografico e geometrico, le vibrazioni, le oscillazioni delle infinite particelle subatomiche nonché le in-formazioni della realtà materiale ed immateriale che ci circonda e ci comprende, riproducendo una ben precisa“forma”ma anche analogicamente un concetto, un pensiero, un simbolo, un archetipo. Il rapporto di comprensione tra il tutto ed una parte del tutto produce la conoscenza e quindi la consapevolezza delle singole informazioni.

Le malattie ed i disturbi psicofisici non sarebbero quindi altro che la “negazione” ed il rifiuto di tale consapevolezza o l’alterazione della forma armonica di base, delle leggi spirituali e geometricamente perfette che stanno alla base del creato. Andando ad analizzare i significati simbolici che le tradizioni mistiche e religiose ci insegnano, fin dalla notte dei tempi, si accede facilmente alla consapevolezza dell’esistenza di una nostra “trinità” interiore che rispecchia il simbolismo sacro. Io la descrivo come“tridimensionalità”.

Si consideri inoltre che in noi, come del resto in tutto l’Universo, è riprodotta una tridimensionalità sincronica (in un rapporto inscindibile e sostanziale) creatasi da un unico sacro Principio formativo generale, da una vibrazione o onda primordiale che riproduce il codice divino attraverso la geometria sacra (il Phi), la memoria degli elettroni primigeni e le onde di forma risultanti. Tutti questi Principi hanno dato e danno vita ad un flusso perfetto di “energia vitale ed informazioni” ed hanno generato tutto ciò che vi è di materiale, di visibile ed invisibile, cioè la Vita come la conosciamo.

Per dimostrare questo ci si può facilmente rifare alla teoria della relatività di Einstein (in cui il tempo è un concetto relativo e soggettivo) e da quel concetto matematico e cosmologico che definire illuminante è riduttivo di cui la formula:

 

E  =  m  c²

E = Energia   m = massa   c² = energia cinetica (velocità della luce)

 

La formula esprime un concetto “filosofico” completamente nuovo e ricco  di conseguenze inaspettate (rispetto alla meccanica classica). Esso afferma la totale equivalenza di massa ed energia (a meno della costante moltiplicativa ); afferma cioè che massa ed energia sono due aspetti solo apparentemente diversi di una medesima realtà. La massa può di conseguenza trasformarsi in energia e viceversa e la quantità di energia che si produce trasformando
la massa è enorme.

Si è visto che l’equazione di Einstein è in grado di descrivere l’evoluzione sia del campo gravitazionale che del moto delle masse al suo interno.

L’equazione di Einstein è in grado di descrivere, quindi, anche la struttura dell’universo nel suo insieme (in larga scala, ovvero quando i  fenomeni quantistici che agiscono a livello atomico e subatomico sono ininfluenti).
Questo fatto assolutamente nuovo fu subito messo in luce da Einstein stesso nel lontano 1917.

Da quel momento la cosmologia diventò una branca della fisica dinamica e vitale come non mai in passato. Si iniziò a ipotizzare modelli di universo basati sui presupposti più  svariati ma che sempre dovessero soddisfare l’equazione di Einstein.

Se questa formula è uno strumento indispensabile per lo studio della cosmologia facendo anche noi parte dell’Universo siamo sottoposti alle medesime leggi quindi è una formula che ci potrebbe dare delle indicazioni su come siamo organizzati materialmente ed energeticamente nel contesto cosmico. Secondo questa geniale intuizione, come abbiamo visto, la massa m e l’energia E sono fra loro, in un certo modo, equivalenti. Basta distruggere una piccola quantità di massa per generare una grande quantità di energia e viceversa, pur di disporre di una sufficiente quantità d’energia, la massa può essere creata. La velocità è una componente di particolare importanza che descriverebbe il flusso continuo e veloce della luce (fotoni). Ne derivano una lunga serie di concetti e formule su cui meditare soprattutto leggendo oltre le righe e praticando (non me ne voglia il buon Einstein) una piccola modifica analogica cioè introducendo dati, se vogliamo intuitivi e simbolici, in questa nobile formula.

Come si noterà la formula consta di tre elementi che richiamano simbolicamente anche il numero tre, e cioè una sorta di “trinità”.

Tutto il Creato, intorno a noi e dentro di noi, è allora costituito in un certo senso da una manifestazione che è Una e Trina insieme; quella stessa Trinità che le Religioni ci hanno comunicato, da sempre, come elementi Sacri, mitologici e rappresentativi di una Realtà che comprenderemo meglio con il concetto di “Tridimensionalità Sincronica dell’Esistenza”. La Trinità è un aspetto che si trova in innumerevoli culture, molto ma molto prima dell’era Cristiana. Questo concetto non ebbe origine dalla venuta di Gesù, infatti fu adottato dal Cristianesimo solo con il Concilio di Nicea nel 325 d.c.  In effetti, come molti aspetti del Cristianesimo, la trinità originariamente era presente nella religione Egizia ma anche prima. Churchwards scrive: “Misteri come la Trinità, l’Incarnazione, la Nascita dalla Vergine, la Trasfigurazione sul Monte, la Passione, la Morte, la Sepoltura, la Resurrezione e l’Ascensione, la Transustanziazione e la rigenerazione Battesimale erano tutti esistenti nei misteri di Amenta con Horus o Iu-em-Hotep, come il Gesù Egizio…”. Jacolliot nota che una forma di Trinità la troviamo anche in India: “La Trinità nell’Unità, rigettata da Mosè, divenne poi il fondamento della teologia Cristiana, che la acquisì incontestabilmente dall’India…” Durante i millenni, la trinità prese la forma tutta-femminile o tutta-maschile, ma anche mista; pensate che, in molte tradizioni, le prime trinità furono tutte-femminili….il matriarcato allora era al Potere…

Riferisce, infatti, Walker: “Dai primissimi tempi, il concetto di Grande Dea era una trinità che fu il modello per tutte le successive trinità, femminili, maschili o miste”. Dobbiamo ricordare che i Bramini svilupparono una particolare trinità maschile di Brama, Vishnu, e Shiva per rappresentarne anche le parti di Creatore, Preservatore e Distruttore, le scritture tantriche insistevano che la Triplice Dea aveva creato questi; anche in Medio Oriente vigevano i concetti di Trinità, che all’origine erano manifestazioni femminili, ma, col passare del tempo, uno o due membri della triade si trasformarono in entità maschili. Lo schema era Padre-Madre-Figlio, e il Figlio era sempre immaginato come un Salvatore. Tra i Cristiani-Arabi c’era una trinità di Dio, Maria, e Gesù adorata come sostituzione interscambiabile della trinità Egizia: Osiride, Iside, e Horus….e così via. Nel mito solare, la trinità rappresenta anche il sole nei suoi tre stadi: neonato (alba), maturo (completamente cresciuto, alle 12 di mezzogiorno), e vecchio e morente, alla fine del giorno (quando ritornava al Padre).
Si ritrova la trinità anche in Perù ed il missionario Padre Acosta scrisse: “…le tre immagini del sole chiamato Aponti, Churunti e Intiquaoqui, significano Padre e Signore Sole, il Figlio Sole, e il Fratello Sole.”…..

Riferendomi, ora, alle secolari tradizioni popolari, che parlano con il linguaggio ermetico del simbolismo e dell’analogia (antico codice scritto nel DNA dell’Uomo) e riferendomi alla teoria della relatività, di cui sopra, vorrei procedere ad una modifica della formula di Einstein, utilizzando un espediente forse poco scientifico (visto che siamo nell’epoca in cui tutto deve essere pesato e misurato); introduco, in luogo di E (energia), il simbolismo greco (pneuma), il cui significato potrebbe collegarsi al principio spirituale del “soffio vitale” (simile al “prana” indiano) ovvero espressione dello spirito ed energia vitale.

In luogo di m (massa), inserisco il simbolismo (sigma), vale a dire soma, massa corporea, corpo materiale e sostituendo, infine, a c2 (energia cinetica al quadrato), il simbolo, legato in un certo senso alla velocità (cinesi) propria del pensiero e delle onde mentali (psì) psiche, mente, cervello utilizzanti energia psicocinetica (vedi telepatia ecc…) otterrò una formula che raffigura proprio una sorta di “trinità” (la stessa che gli Alchimisti sostengono da sempre rappresentata da Sulfur, Mercur e Sal):

 

            π    =  σ. ψ        per cui       ψ   =  π / σ

 

Questa è una raffigurazione importantissima e da questa formula “aurorale” tutti potremmo essere in grado di fare considerazioni, deduzioni, trovare rapporti tra la realtà materiale e l’immateriale, tra il visibile e l’invisibile.

 

Energia        Informazione       Materia

   

                            E         =         m         c2

                            π         =         σ          φ

 

                             E     =     m         c2

                            π         =         σ          φ

                      

Potrete ora sperimentare, anche grazie alla vostra esperienza, la correttezza della mia libera “traduzione” della teoria della relatività e costruirvi modelli da applicare alla vita pratica di tutti i giorni. Ma..attenti ai sogni..ed alle intuizioni che provengono dal “se” interiore.

 

Viacava Claudio 1993

Troverete questa teoria ed altre cose interessanti ancora nel mio volume qui sotto riportato dell’Editoriale Delfino 2010