Le Medicine e le Tecniche o Terapie Non Convenzionali, definite anche Medicine Complementari, hanno come scopo principale il mantenimento della salute e del benessere psicofisico, oggetto d’azione anche della stessa Psicologia.
Le Medicine Complementari sono cioè estremamente utili nei processi vitalistici volti a garantire il mantenimento, il ripristino ed il potenziamento del benessere individuale e collettivo secondo i principi armonici e dolci della Natura. Esse sono in grado di offrire, agli Operatori della Salute e Benessere, ovviamente anche agli Psicologi, una straordinaria opportunità: gli Psicoterapeuti, attraverso la visione olistica e psicosomatica dei disturbi possono, cioè, guardare facilmente ai segni ed ai sintomi come ad elementi da leggere nell’ampio contesto Psicosomatico e Bioenergetico nel quale la mente ed il corpo dialogano attraverso sottili simboli ed analogie, elementi che sfuggono, di certo, alla maggioranza dei Medici.
Parlare di “Olismo”significa superare il solito dualismo e la scissione mente-corpo che ha, da sempre, contrapposto gli psicologi ai medici: parlare di salute e di benessere, nel senso più lato del termine, significa in primis considerare “inscindibili” la psiche ed il corpo fisico. Questo è anche il presupposto fondante che sta alla base del concetto di “unitarietà” specifico e proprio delle Medicine Complementari.
Alla Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e all’Ayurvedica è necessario altresì riconoscere una dignità che va al di là dell’unitarietà mente-corpo perché include allo stesso tempo la conoscenza delle leggi della natura e del cosmo.Gli Psicologi sono da tempo già in possesso dei contenuti dei concetti “psicobioenergetici” che caratterizzano le Medicine Complementari: basti pensare allo sviluppo del concetto di “energia” che partì da S. Freud per poi essere ripreso ed ampliato in una visione cosmica da G. Jung, trovando l’apice nelle teorie che descrivono la Bioenergetica come vera Psicoterapia di mente e corpo di W. Reich, per arrivare sino ad oggi con la neo-bioenergetica di scuola americana.
Come nella Psicoterapia, in cui l’analogia ed il simbolismo sono veicolo analitico e catartico in cui si liberano e si ri-organizzano informazioni, emozioni e vissuti, anche nella segnatura (vedi “Signatura Rerum” nella Home Page) di una pianta o di un fiore od il simillimo omeopatico, agiscono sottili analogie e simbolismo. Un esempio significativo è l’Omeopatia che è stata definita il “rimedio dell’inconscio”. Un altro esempio ci viene fornito dalla Medicina Tradizionale Cinese: approfondendo la relazione dello stato emozionale con lo stato energetico d’organo, è possibile intervenire sullo stato emotivo anche con la Fitoterapia. E’ evidente che lo Psicologo, studioso e cultore della materia, desideri quindi poterla affiancare al suo intervento tradizionale, verbale o non verbale, secondo l’orientamento scientifico prescelto.
Alla luce di quanto sopra ritengo che le singole discipline relative alle “Medicine Complementari” quali: Fitoterapia e Floriterapia, Omeopatia ed Omotossicologia, Antroposofia, Medicina tradizionale cinese, Medicina Ayurvedica, Alchimia e Spagiria, Bioelettronica e Biorisonanza, possano confluire in una specializzazione aperta tanto agli psicologi-psicoterapeuti quanto ai medici; in un’offerta che vada al di là dei corsi e dei master che l’ordine degli psicologi già ci propone (e che sono riconosciuti da ECM).
Credo che i principi a cui lo Psicoterapeuta specialista in Medicine Complementari debba attenersi siano i seguenti:
1) Non aggressione, non nuocere cioè al malato (Primum non nocere) utilizzando metodi e sostanze che annullano o perlomeno minimizzano il rischio di effetti collaterali, evitando sempre di sopprimere violentemente i disturbi e, in riferimento alla capacità di autoguarigione, utilizzo della forza minima necessaria per trattare le disfunzioni bioenergetiche a cui ci si rivolge.
2) Responsabilizzazione amorevole del paziente con un’azione d’educazione alla salute ed al benessere, con l’incoraggiamento spirituale ma soprattutto incentivando l’auto-responsabilizzazione nei confronti dello stile di vita condotto.
3) Incentivare quindi, con ogni mezzo possibile, il Ben-essere del paziente, cioè la situazione in cui ci si sente in salute nel corpo, nella mente e nello spirito; questo stato è ottenibile mediante particolari tecniche di riequilibrio psicofisico e spirituale.
4) Cura globale (terapie olistiche) dell’individuo. Questo significa prendere in considerazione i fattori fisici, emozionali, mentali, spirituali, ereditari, igienici, alimentari, lavorativi, ambientali e sociali che lo riguardano impostando una terapia che sia rivolta sia all’ambiente che all’uomo, in senso olistico.
5) Prevenzione come caratteristica unica e peculiare della figura dello Psicologo che deve procedere dapprima ad un accertamento dei fattori di rischio delle eventuali disfunzioni dell’uomo come: la predisposizione psico-biologica ed ereditaria, lo stress, la familiarità, la tipologia, la diatesi biologica, la costituzione, il terreno, la struttura bioenergetica, l’abitazione in cui vive e il luogo in cui lavora, ecc… La prevenzione si attua intervenendo in modo appropriato, ma soprattutto insegnando al paziente come prevenire ed evitare i suddetti fattori di rischio.
E’ fondamentale che l’accesso a questa formazione non sia solo appannaggio della classe medica in quanto non solo il Medico Chirurgo può fare una diagnosi ed occuparsi della cura: anche lo Psicologo ha le stesse funzioni nel campo del benessere psichico e psicosomatico. Le competenze dello Psicoterapeuta specialista nelle MC si intendono a qualificare le Medicine Complementari e mirano ad eseguire una valutazione psicosomatica ed energetica (che si potrà anche definire, secondo i vari e diversi orientamenti tecnici ed operativi, come diagnosi di terreno psicosomatico) diversa e complementare alla Diagnosi Medica. Tale diagnosi non si designa alternativa od in antitesi a quella tradizionale medica ma può essere sovrapponibile ad essa, rispettando alcuni parametri, poiché insiste su piani diversi da quelli presi in considerazione dalla Scienza Accademica attuale. La filosofia che vuole permeare l’atteggiamento deontologico professionale, l’approccio al paziente, nella considerazione globale dei suoi disagi psico-fisico-energetici, la pratica operativa, le visioni scientifiche e gli obiettivi finali, differenziano la MC dalla Medicina allopatica ortodossa, escludendo de facto una presunta sovrapposizione professionale e permeando la Medicina Complementare stessa di un carattere di meritoria importanza sociale nel diffondere e mantenere il benessere.
Specializzando così la sua formazione lo psicologo-psicoterapeuta potrà intervenire, attraverso un processo di “valutazione” o “diagnosi psicobiologica”, in modo completo grazie all’integrazione della Psicoterapia mirata al ripristino dell’equilibrio psicosomatico e dell’intervento sull’energia vitale vitale (vis medicatrix naturae), su ogni tipo di squilibrio bioenergetico o disarmonia che alteri lo stato di lo stato di salute del soggetto, prescrivendo rimedi offerti dalla Natura, quali acqua, terra, argilla, sali, piante, erbe, radici, minerali, alimenti. Rimanere aperti alla formazione scientifica significa infatti anche non escludere e rigettare le sollecitazioni che ci vengono offerte anche da recenti ricerche scientifiche che evidenziano l’importanza di affiancarci al contributo che i principi di nutrizione ortomolecolare possono dare a chi soffre per esempio di disturbi quali ansia, depressione ecc… (vedi G. Hoffer).
Se il problema fondamentale restasse il dubbio che gli Psicologi non abbiano le competenze per prescrivere o consigliare i cosiddetti “farmaci o rimedi naturali” nel caso questi dovessero avere sinergie con quelle di sintesi, riteniamo che il problema possa essere risolto come in UK, USA o Canada: progettando dei corsi in cui si studiano entrambi, in comparazione. Gli Psicologi saranno sicuramente disposti a fare questa “fatica”: è del resto la fatica che anche i Medici fanno quando decidono di affrontare le nostre “specialità” in Psicoterapia.
L’opportunità di specializzarsi nello studio approfondito delle Medicine Complementari o non Convenzionali ci metterebbe al pari di altri Paesi dell’Unione Europea in cui le più accreditate Associazioni di Medicina Complementare gestiscono Albi di Terapeuti di Naturopatia, che hanno validità in tutto il territorio dell’Unione Europea, a cui gli psicologi appartengono. La Germania ha riconosciuto da più di un secolo gli Heilpraktiker e in essi sono iscritti sia Medici che Psicologi che Diplomati in Terapie salutari; la Spagna, con il Sindacato FEDINE, approvato dal Ministero del Lavoro, riconosce e regola l’attività professionale di Naturopati, Agopuntori, Omeopati ed Osteopati che hanno superato un corso di formazione almeno triennale: tra essi troviamo sia Medici che Psicologi ed altri laureati o diplomati. Perché non istituire in seno all’Ordine degli Psicologi una specialità di Psicoterapia, sicuramente di confine, creando la Psicoterapia Sperimentale che abbraccia le tecniche o terapie non convenzionali, grazie anche all’effetto placebo, come la floriterapia, l’omeopatia, come veicolo di informazione e di analisi sottile, la medicina tradizionale cinese ed Ajurvedica quale metodiche operative che coinvolgono sinergicamente, come i suoi cultori conoscono benissimo, il corpo fisico e psichico attraverso uno straordinario simbolismo? La risposta sta nella volontà dell’Ordine Nazionale stesso di voler seguire e perseguire tutte le strade conosciute o sconosciute per dare ai propri iscritti, agli utenti ed alla società ialiana una Psicoterapia moderna, elastica ed evoluta che operi ufficialmente in tutti i campi della scienza ed anche al confine della stessa.
Si auspicherebbe, per gli Psicologi Psicoterapeuti, l’opportunità di crescere in competenza e conoscenza che ci consenta di far fronte alla domanda del paziente e della società in modo più completo, nella visione globale ed olistica da cui non mi sento di prescindere.